In verità Glori usa come fonte storica De Vita  per il coinvolgimento della Massoneria, autore che però non ha mai pubblicato i documenti che dovrebbero testimoniare questi pagamenti. Fausta Samaritani, studiosa di Nievo (www.ippolitonievo.info) ha potuto pubblicare e studiare il bilancio di quelle donazioni che arrivarono da tutto il mondo, compresa Londra, e che furono fatte da privati cittadini, un bilancio a suo dire quasi commovente per la partecipazione dei privati. Il ruolo della Massoneria Inglese deve essere stato meno importante di quanto creduto da Glori e da De Vita: la guerra in Sicilia, in quei mesi, è stata fatta con i soldi dei privati cittadini. Il regno dei Borboni era il più ricco della penisola e industrialmente avanzato, i suoi cantieri erano i più efficienti, i macchinari dell’acciaieria di Pietrarsa vennero inglobati dall’Ansaldo di Genova dopo l’Unità, il suo esercito e la sua marina erano tra quelli con il miglior equipaggiamento; la loro sconfitta è stata troppo facile per non destare qualche sospetto di corruzione.

Anche se questa accusa non è mai stata provata i 15 mila soladati borbonici che lasciano ordinatamente Palermo nelle mani dei pochi garibaldini lasciano qualche dubbio.

La storia fatta dai vincitori ci ha insegnato che l’impresa ha avuto successo coronato dall’unità d’ Italia, non ci dice però che il nuovo potere non è immune da resistenze, ogni volta che a un potere se ne sostituisce un altro non è mai un atto indolore, le scosse di assestamento finiscono per colpire i meno furbi e i più onesti.

Sotto l’inchiesta contro l’operato dell’Intendenza (e quindi indirettamente contro l’onestà di Nievo) e dei Mille si intuisce una manovra eversiva della destra conservatrice, le carte imbarcate sull’Ercole con il resoconto dettagliato di Nievo dovevano servire come difesa e come prova della regolarità e dell’onestà del movimento garibaldino.

Il colonello Ippolito Nievo doveva sapere molte cose e le aveva scritte in documenti dettagliati, li stava portano al nuovo parlamento di Torino quando quel battello naufraga senza un superstite, la stampa ufficiale gli dedica poco e tardivo interesse.

Per Glori quel naufragio ha il sapore del sabotaggio e la morte di Nievo non è una casualità. Non è il solo a pensarla così anche lo storico Nino Buttitta pensa che il naufragio e la morte di Nievo sia stato il primo delitto di Stato italiano, un caso Mattei dell’Ottocento.

Su cinque navi che erano sulla stessa rotta la sola a non arrivare in porto è proprio l’Ercole, sparisce senza lasciare neanche un legno di risacca, il che risulta essere strano se fosse stato un naufragio accidentale qualcosa si sarebbe trovato. Questo fatto alimenta il sospetto del sabotaggio o dell’esplosione ‘pilotata’ che giustificherebbe un affondamento così rapido da ingoiare qualsiasi cosa. Resta il cordoglio per le vittime e il rimpianto di aver perso in giovane età uno dei migliori intellettuali e scrittori italiani.

Il Regno d’Italia era appena stato creato e subito nasceva sotto la stella di qualcosa di poco chiaro, qualcosa da celare, quel temporale mattutino permane ancora insieme ai tanti fatti mai chiariti, ancora celati o sapientamente insabbiati che sono una prerogativa della nostra storia passata e recente.