Una signora di novantatre (93!) anni ben pettinata e quasi sorridente (mette un po’ di soggezione) sulla copertina del libro A proposito del giallo, Mondadori 2013. Insomma P.D.James con la sua quasi centenaria cultura giallistica a guidarci lungo un breve excursus dagli esordi del giallo fino ad oggi. Innanzitutto una sua difesa contro chi afferma che “lo schema imposto si traduca in una ricetta narrativa che costringe l’autore come una camicia di forza” limitandone la libertà e la creatività. Sciocchezze. Tanti romanzi hanno schemi semplici e sono straordinari.

Si parte da Wilkie Collins e la Pietra di luna con il sergente Cuff, si continua con l’impareggiabile Holmes e il suo successo, dovuto peraltro a “quel mondo vittoriano di nebbia e lampioni a gas” che già di per se stesso incute inquietudine, e poi via con Padre Brown di Chesterton ben diverso dagli eroi della Golden Age. Affascinante lo stile del suo creatore “ricco, complesso, immaginativo, deciso, poetico, insaporito dai paradossi” e chissà come se la gode in cielo il destinatario di questa lode.

Dunque la Golden Age con alcuni dei suoi interpreti eccellenti, un salto nella hard boiled di Hammet, Chandler e Ross Macdonald (il preferito) fino a raggiungere le “Quattro donne formidabili”: Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Margery Allingham e Ngaio Marsh, ognuna con i suoi pregi (tanti quelli della Sayers) e i suoi difetti (pochi).

Si continua con qualche spunto per i giovani scrittori: l’ambiente, il punto di vista, i personaggi, tra cui pure il suo Adam Dalgliesh con gli attributi come “intelligenza, coraggio senza incoscienza, sensibilità senza sentimentalismi, tendenza a parlare poco”. I critici e gli appassionati del giallo, l’oggi e il domani e poi si vedrà.

Un piacere leggere P.D. James. Ti snocciola fatti, spunti, impressioni, ricordi, giudizi in uno stile semplice e pulito senza tante lungagnate (l’opposto dei suoi libri). Per lei, al fondo del discorso, il giallo come letteratura popolare. Non possiamo aspettarci che sia grande letteratura ma non sfigura e “svolge anche una funzione regolatrice sui più essenziali bisogni dell’uomo”. E qui qualcuno potrebbe obiettare.

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