In tempi più recenti questo genere di idea, di collegamento con un mondo palpabile ma intangibile è rimasto. Nelle storie di serial killer spesso vediamo dei profiler dotati di capacità quasi medianiche che permettono loro di “entrare nella mente dell’assassino”. Non è forse questa una versione moderna di quegli artifizi gotici presenti in alcuni Gialli classici? Spingendoci un po’ oltre personaggi come Hannibal Lecter sono una versione moderna dei mostri gotici, vampiri e lupi mannari in forma umana ma che, in alcuni casi, non rinunciano neppure a una patina surreale. Ricordate una delle sequenze finali di Hannibal di Ridley Scott? Il celebre psichiatra serial killer esce (portando tra le braccia Clarice Sterling, ferita e inebetita) indenne dal mattatoio dove scorrazzano i cinghiali feroci che invece fanno scempio dei suoi nemici. Quasi a sottolineare un’aura maligna e sovrannaturale, demoniaca che già (questo nel romanzo, perché nel film la scena fu tagliata) era stata avvertita dalla zingara a Firenze che lo aveva chiamato “Shaitan”, Satana.Tutto, però, è svolto con mano leggera, per allusioni, permettendo sempre al pubblico di scegliere tra suggestive coincidenze e più marcati interventi sovrannaturali. Che alla fine, in un thriller ben svolto, sia necessaria una spiegazione chiara e logica è fuori discussione, ma credo che lasciare il dubbio che esistano delle ombre anche dietro la realtà più razionale sia lecito e alla fine costituisca uno degli elementi di fascinazione di questo tipo di narrativa.