“Chi vorrà mai leggere un libro su una poveretta afflitta da problemi mestruali?”: così la pensava Stephen King, lavorando su quello che sarebbe poi diventato uno dei suoi più grandi successi. Carrie è stato il primo romanzo di King ad essere pubblicato, nel 1974.

All’epoca l’autore scriveva racconti per la rivista Cavalier e fu proprio da uno di essi che nacque l’idea di una strana ragazza che, il giorno in cui le arrivano per la prima volta le mestruazioni, viene tormentata dalle compagne di scuola, delle quali si vendica sfruttando i suoi terribili poteri telematici.

La storia non piacque all’autore, che decise di metterla da parte e dedicarsi ad altri scritti, ma la moglie non era d’accordo e lo convinse a riprendere il lavoro. Nonostante non riponesse molta fiducia nel nuovo racconto, King continuò quindi a lavorarci sopra, fino a scrivere un vero e proprio romanzo, cosa di cui lui stesso si sarebbe in seguito meravigliato, stando a quanto l’autore avrebbe più volte dichiarato in varie interviste. Andando contro a ogni previsione di King, la storia di Carrie ebbe fin da subito un grande successo: la casa editrice Doubleday ricevette già sei mesi prima della pubblicazione del libro le prime offerte riguardo a una possibile trasposizione cinematografica.

Quest’ultima uscì nel 1976, diretta da Brian De Palma, e costituì la prima opera di King adattata per il grande schermo, nonché una delle poche trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi a venire apprezzata anche dal grande autore. Carrie rappresenta tuttora uno dei libri più censurati all’interno delle scuole americane, mentre la versione cinematografica subì divieti anche oltre i confini degli USA. In Finlandia per esempio ne fu vietata la proiezione. Tuttavia, nonostante venga generalmente classificata come un horror, Carrie è anche una storia di emarginazione che va al di là del semplice gusto per lo splatter e gli spargimenti di sangue gratuiti. Non a caso si tratta del primo film horror a venire nominato per il Premio Oscar per l’interpretazione delle attrici Sissy Spacek e Piper Laurie, le quali hanno impersonato rispettivamente Carrie White e Margaret White, madre della protagonista. Il film inoltre vinse anche il grande premio all’Avoriaz Film Festival, mentre Sissy Spacek venne premiata con il titolo di "Miglior attrice" dalla Società Americana di Premi della Critica.

La storia di Carrie tuttavia non si concluse così: le vicende della tormentata ragazza vennero riprese in una serie di film, a cominciare dal sequel uscito nel 1999, seguito poi da un remake per la televisione prodotto nel 2002 e da una nuova versione cinematografica del 2013. Spostandoci infine al panorama italiano, una storia molto simile a quella di Carrie appare all’interno dell’albo di Dylan Dog numero 135, intitolato Scanner. Molte delle avventure di Dylan Dog, il celebre detective del mistero, si ispirano infatti all’opera di King, ma in questo caso l’omaggio al grande autore americano è particolarmente evidente: la protagonista di Scanner è la giovane Pearl Dee, dotata come Carrie di poteri telematici e portata via dalla madre per poter essere addestrata in una località segreta da alcuni funzionari del governo, insieme ad altre ragazze in possesso di doti simili alle sue. Lo scopo è la creazione di armi di distruzione di massa viventi. Proprio come Carrie, anche Pearl lascerà dietro di sé una scia di morte e orrore.