Dal 16 febbraio è in libreria un nuovo thriller del giornalista e scrittore Stefano Tura che molti lettori italiani conoscono per aver pubblicato tanti ottimi romanzi.

Il thriller pubblicato dalla Edizioni Piemme è intitolato Il principio del male (2015) e parte con la descrizione di una scena che immediatamente cattura l’attenzione del lettore.

Marco e Anna si sono trasferiti da circa un anno da Bologna alla cittadina di Ipswich, in Inghilterra, dove hanno trovato lavoro e la speranza di un futuro migliore.

Purtroppo per loro la vita riserva un futuro atroce, quando Marco si risveglia nel proprio letto con il viso e il corpo pesantemente martoriati per essere stato brutalmente aggredito e, muovendosi a fatica, vede la sua compagna che lo fissa con gli occhi ormai senza vita.

Le indagini condotte dalla polizia non danno alcun risultato e dopo circa un anno vengono accantonate in quanto altri casi attirano l’attenzione dei media. intanto Scotland Yard decide di inviare nella città, per affiancare la polizia locale, Peter McBride detto BigMac, un detective che ha avuto una gioventù a dir poco turbolenta ma che poi nella polizia ha trovato la sua strada e il suo notevole acume gli ha permesso di risolvere molti casi. Ora è a Ipswich per indagare sulla morte di una prostituta e altre uccisioni che sembrano legate a quel mondo e al traffico di droga. Prostituzione e traffico che l’opinione pubblica, guidata da una fazione politica, imputa a immigrati di colore. McBride dopo alcune indagini iniziali capisce che le motivazioni degli omicidi sono ben altri, per avere delle informazioni e aiuto si mette in contatto con il suo collega italiano Alvaro Gerace che conosce da tempo. I due hanno già lavorato insieme e si stimano.

Gerace sta conducendo una sua “indagine privata” in quanto non ha assolutamente digerito il fatto che i suoi superiori abbiano archiviato casi di sparizione di bambine. Sparizioni avvenute tutte in diversi luoghi della Romagna lontani tra loro.

I due investigatori, pur lavorando a distanza arriveranno insieme a trovare una verità atroce che molti, dai media alla polizia, desideravano tenere nascosta.

Ancora una volta Stefano Tura si rivela uno scrittore di razza.

un brano

Martha si accovacciò per capire di cosa si trattasse. Sembrava un pezzo di un cerchietto per capelli in plastica. Il velluto verde esterno era completamente intriso di un liquido scuro e denso. Nell'anima interna, anch'essa impregnata dello stesso fluido, c'erano grumi di fango e filamenti. Martha lo guardò con più attenzione e si sentì gelare. Quei fili erano capelli. Capelli biondi.

«Merda, Jack, dove hai trovato questo schifo?» gridò la giovane.

Il cane si alzò di scatto e fece per avviarsi nuovamente verso i cespugli.

«No, fermati!» gli ordinò Martha. «Tu resta qui con Claire e non muoverti per nessuna ragione!»

Jack obbedì controvoglia mentre la ragazza, con il battito del cuore accelerato, si infilò tra la vegetazione.

Non appena lo vide le si ribaltò lo stomaco e le partì una serie di conati di vomito incontrollabile.

A terra, tra la fine dei cespugli e la riva del fiume giaceva il corpo senza vita di una giovane donna. Indossava una maglietta bianca scollata a V, sporca di terra e sangue, e una gonna corta verde arrotolata in vita. Aveva ferite profonde e slabbrate nel collo e nella pancia. Una serie di abrasioni ed ematomi sulle gambe nude. La fronte sembrava schiacciata. Il viso era gonfio e tumefatto. Gli occhi semichiusi. Attorno alla bocca, spalancata, coaguli schiumosi di saliva e sangue. Tra i capelli biondi, incrostati di sangue, c'era l'altra metà del cerchietto.

L’autore

Stefano Tura, giornalista e scrittore, nato a Bologna, vive a Londra dove lavora come corrispondente per la Rai.Ha iniziato la carriera come cronista di nera nel quotidiano Il Resto del Carlino. È stato poi inviato di guerra per la Rai in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Sudan. Come autore di gialli e noir, ha scritto Il killer delle ballerine, Non spegnere la luce, Arriveranno i fiori del sangue, finalista nei premi Fedeli e Scerbanenco, e Tu sei il prossimo, con il quale ha vinto i premi Romiti e Serantini e si è classificato al terzo posto nel concorso letterario Azzeccagarbugli.

la “quarta”

A volte, la vita vera è molto peggiore degli incubi. E proprio di vivere in un incubo ha l’impressione Marco: il volto martoriato da lividi e ferite, la bocca frantumata, le ossa degli arti barbaramente spezzate. Ma il dolore più acuto non è certo dovuto alle ferite. Quando intravede, ancora semicosciente, il corpo di Anna, la sua compagna, abbandonato accanto a lui sul letto, lo sguardo vitreo e inespressivo che solo la morte sa creare, capisce che nulla potrà più essere come prima. Marco e Anna si erano trasferiti da poche settimane a Ipswich, nel Suffolk, lasciandosi alle spalle Bologna e un paese che non aveva dato loro granché. L’Inghilterra li aveva accolti con un lavoro decente e soprattutto la speranza di un futuro migliore, speranza di cui ora non rimane neppure un frammento.

Un anno dopo di Marco e Anna nella cittadina inglese non c’è più neppure un vago ricordo, anche perché l’omicidio di una giovane prostituta croata ha spostato i riflettori sul vecchio caso di un serial killer apparentemente chiuso dieci anni prima.

Alla polizia locale e ai suoi zelanti e burocratici agenti, Scotland Yard affianca Peter McBride, nei registri della polizia noto anche come BigMac, accusato di vari crimini, condannato a qualche anno di reclusione. Un genio nel risolvere i casi più complessi, anche se con metodi decisamente poco ortodossi.

Dopo i primi sopralluoghi, McBride si accorge che è un’altra la pista da seguire e chiede aiuto a una vecchia conoscenza, Alvaro Gerace, poliziotto italiano che mai si è accontentato della soluzione più facile. Insieme, pur rimanendo nei propri paesi, scopriranno che la verità, che a tutti, dai media alla polizia, fa comodo tenere nascosta, è atroce e affonda le sue radici negli istinti più bassi e ancestrali dell’animo umano.

Stefano Tura, Il principio del male (2016) 

Edizioni Piemme, pagg. 368, euro 18,50