Quando il detective di Baker Street incontra per la prima volta il dottor Watson in un laboratorio di analisi chimiche del Saint Bartholomew's Hospital, è intento a verificare “La soluzione Sherlock Holmes”, una rivoluzione che garantirà l’accesso alle patrie galere ad un numero decisamente interessante di assassini mai scoperti.
Nel racconto Il caso del dottore, scritto da Stephen King (sì, quello Stephen King) nel 1964 e pubblicato in Italia nel 1993 all’interno della raccolta Incubi e deliri edita da Sperling & Kupfer, ecco un’altra scoperta, una sorta di malattia: “La vertigine Sherlock Holmes”: è Watson a scoprirla e a sperimentarla, suo malgrado.
Il rapporto fra Doyle e King
Quello scritto da King è davvero un apocrifo di alto livello che lascia scoperti, ma solo a tratti, alcuni indizi sul suo autore.
Non c’è dubbio che quello Doyle-King appaia un binomio, particolare ma non lo è: a spiegarcelo è Giovanni Arduino, uno dei più esperti conoscitori dell’opera di King non solo come fan ma come traduttore. E’ stato Giovanni, infatti, a curare le edizioni italiane delle opere dell’autore americano dal 1992 al 2006. Arduino ha conosciuto, tradotto e amato Stephen King ma con senso critico, come si conviene al vero amore letterario (e non solo).
“Quella del pastiche – spiega – non è una novità per Stephen King, come autore non ha mai voluto celare i suoi “padri”, le fondamenta della sua casa narrativa. Nel 2014, per esempio, King dedica il suo romanzo, “Revival” proprio a loro: Mary Shelley, Bram Stoker, H.P Lovecraft, Peter Straub e molti altri”.
Secondo Arduino, quindi, l’omaggio a Sir Arthur Conan Doyle non deve sorprendere: anche se non esistono vere e proprie "dichiarazioni d’amore" nei confronti del detective di Baker Street o dei suo creatore è evidente che la sola presenza di un racconto che imita (benissimo) lo stile e le vicende del detective inglese rappresenta una prova evidente non solo dell’abilità di King nel “mimetizzarsi”a livello narrativo ma anche della sua ottima conoscenza dei personaggi, delle ambientazioni e delle sfumature psicologiche che caratterizzano il Canone di Doyle. King, insomma, è un ‘imitatore perfetto e questo racconto è la sua dichiarazione di ammirazione a Holmes e al suo mondo.
“Stephen King è sempre stato un lettore onnivoro- continua Giovanni Arduino – e non ha mai fatto mistero del suo amore per la letteratura popolare, anzi, le sue ultime opere si avvicinano molto di più ai gialli, che non agli horror”. Nonostante ciò non sono questi i romanzi meglio riusciti a Stephen King: “Nei thriller sono i personaggi ad essere al servizio della trama – spiega Giovanni – mentre King è molto bravo nell’esatto opposto; ci sono momenti, nei quali, traducendolo, mi sono reso conto della sua fatica nel “trattenere" la trama che a volte, a dirla tutta, scricchiola un po’”.
Secondo Arduino se un amante dei gialli volesse iniziare la lettura di King potrebbe partire dalla trilogia di "Mr. Mercedes", saga che si sviluppa in tre romanzi e che racconta la storia di uno stragista e della sua sfida contro il detective della polizia in pensione, Bill Hodges. “Qui abbiamo un giallo vero e proprio – spiega Giovanni – una sfida fra bene e male, lunghe indagini e una corsa continua contro il tempo”. Anche “Joyland”, “Colorado Kid”, “La bambina che amava Tom Gordon” ed infine “The Outsider”, sono ottimi "primi appuntamenti" per i patiti del giallo che vogliono avvicinarsi a King.
“Il caso del dottore”: la trama
In una fredda e piovosa giornata di novembre, Holmes e Watson ricevono la visita dell’ispettore Lestrade che, bagnato fradicio dopo una corsa in carrozza aperta, serve su un piatto d’argento un delitto a “camera chiusa” al detective consulente.
Un crudele e psicotico possidente, Lord Hull, è stato trovato ucciso nel suo studio con una pugnalata alla schiena: la porta è chiusa dall’interno e le finestre sono sbarrate, l’unica cosa che manca dalla stanza è la copia del nuovo testamento nel quale l’uomo ha deciso di lasciare tutti i suoi beni ad un rifugio per gatti abbandonati. Holmes non si lascia scappare l’occasione e lungo il tragitto in carrozza (questa volta coperta) si reca con Lestrade e Watson presso il maniero nel quale sono riuniti la moglie e i tre figli di Hull.
Durante il viaggio Lestrade narra tutti i dettagli dei primi sopralluoghi. Una volta giunti a destinazione, Holmes lotta contro una feroce allergia ai gatti che passeggiano per la villa e Watson esamina lo studio in cui è avvenuto l’omicidio: il dottore viene colpito da un forte malessere, una vertigine che fa da preludio alla soluzione del caso. Sarà proprio il dottore, infatti, a risolvere la vicenda mettendosi per una volta nei panni decisamente scomodi di Holmes, anche se l’aiuto dell’amico sarà determinante per dipanare completamente la matassa criminale che avvolge la vicenda della morte di Lord Hull, in un susseguirsi splendido di momenti di analisi, azione, suspance e colpi di scena.
Un giallo classico dallo stile perfetto, con qualche tratto gotico e macabro che lascia intravedere la mano di King. Chi ama la triade Holmes-Watson-Lestrade, non può assolutamente mancare di leggere questo piccolo gioiello.
Consigliato: sì
Adatto agli sherlockiani: sì
Da rileggere più volte: sì
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