Troppi suicidi di Reginald Hill, Mondadori 2021.

Il libro si apre con una lettera anonima di una donna, e non sarà l’unica, indirizzata al sovrintendente investigativo Andrew Dalziel nella quale specifica “Vede, la ragione per cui le scrivo è che ho deciso di uccidermi. Non intendo subito. Penso, comunque, diciamo entro i prossimi dodici mesi.” Il quale Dalziel, dopo aver ingollato birra e whisky, è coinvolto in un dubbio suicidio-omicidio della signora Gail Swain, moglie dell’imprenditore edile Philip trovata insieme all’amante  Gregory Waterson e al marito stesso uccisa con un colpo di pistola alla testa. Dalle dichiarazioni dei due uomini sembra che la signora, in preda ad una profonda crisi, si sia sparata mentre entrambi cercavano di fermarla. Ma i dubbi rimangono e, comunque, per Dalziel l’assassino è Philip perché trovato con la pistola in mano.

Inoltre dal referto autoptico viene fuori che la morta “aveva bevuto come una spugna” e “risultava pure essere un’eroinomane”. Occorre vederci chiaro anche con l’aiuto dell’ispettore capo Peter Pascoe. Ma l’indagine è più difficile del previsto e il capo della polizia Dan Trimble vuole chiuderla in fretta (un classico), anche perché l’accusato ha una sua impresa che sta lavorando per la polizia (socio dei lavori Arnie Stringer). Dietro all’episodio c’è tutta una storia particolare che riguarda la famiglia di Philip, dato che anche il fratello Tom Swain si era suicidato con un colpo di pistola nel granaio. E, intanto, Gregory Waterson se l’è svignata…

Al centro della ricerca, tra un whisky e l’altro, il testardo “grassone” Dalziel “lottatore di sumo” e le sue imprevedibili battute, ma viene dato spazio anche ad altri personaggi come Pascoe, il sergente Wield e l’investigatore Seymur. C’è pure una festa per la presentazione dei Misteri con la regista Eileen Chung, che ringrazia pubblicamente il reverendo Eustace Horncastle per avere concesso, come scenario della rappresentazione, le rovine dell’abbazia di Santa Bega. Ad interpretare Dio vorrebbe proprio il nostro Dalziel…

Intorno alla storia principale se ne intrecciano altre come quella di Shirley Appleyard, figlia di Stringer,  lasciata dal marito Tony che vuole ritrovare proprio con l’aiuto di Dalziel. Di mezzo soldi, debiti, fallimento, tresche amorose, tradimenti, pure la droga, mentre continua la ricerca affannosa di Waterson (dove si sarà cacciato?). E arriva un altro suicidio, almeno così sembra, insieme ad una certa, particolare confessione, ma Dalziel è duro, testardo, convinto che il colpevole sia proprio Philip Swain. E le lettere anonime che continuano ad arrivare? Che fine avranno? Ci sarà il gesto estremo annunciato? E chi sarà la scrivente che sembra conoscere diversi fatti della storia? Un viaggio complicato tra le pulsioni più oscure dell’animo umano.

Per I racconti del giallo abbiamo Il torrone alle mandorle di Don Gavino di Pietro Furlotti.

“Il commissario Amos Mariani è tornato. Questa volta con un caso complesso dove il questurino è chiamato a far luce sull’omicidio di un religioso che vive da eremita sulle colline dell’Appennino parmense.”  Più precisamente di don Gavino tra la Pasqua e il Natale del 1971 e tra una delizia di portate da far venire l’acquolina in bocca. Però basta una foto, un po’ di colpo d’occhio e l’arpeggio di Paul McCartney…

Infine per La storia del premio Tedeschi di Vincenzo Vizzini vengono ricordati i vincitori delle edizioni 1989/1990/1991, ovvero Gianni Materazzo, Danila Comastri Montanari e Anna Maria Fontebasso.