Ma via, dai, su, gnamo, un se ne po’ più (staggese). Di che cosa? Ma di donne poliziotto (per lavoro o per caso) che spuntano fuori da tutte le parti. Ora ci si è messo anche Jefferey Deaver con La bambola che dorme, Sonzogno 2007, a crearne un’altra, a volte se ne sentisse la mancanza.

Appena ho preso in mano il Malloppone di 503 (cinquecentotre! Li mortacci…) pagine ho pregato il Signore che non fossero vere le voci che avevo sentito in giro. Cioè che questo spilungone affusolato avesse dato vita ad una nuova detective lady. Ho scorso la seconda di copertina con l’occhio trillante, tenendo ben fermo il libro che non mi si slogasse il polso, ed i vari rumores sono diventati realtà nel personaggio di Kathryn Dance. Ho scosso la testa ed ho portato la mano al portafoglio che mi ha lanciato un mesto sorriso di rassegnazione. Gli stupidi hobby (in questo caso leggere tutti i libri possibili in cui compaiono donne poliziotto) si pagano. Ed ho pagato ricevendo in cambio un sorriso, questa volta accattivante, dall’allegra cassiera. Non tutto il male ecc…

Trascinato il Malloppone a casa ho incominciato a leggerlo (con sottofondo di parolacce) tenendolo a debita distanza da alcuni Leggeri che lo guardavano con aria impaurita.

Eccone il succo che trascrivo pari pari per abulia costituzionale “California 1999. Daniel Raymond Pell per i media è il “figlio di Manson”: affascinante e sinistramente carismatico, al pari del suo predecessore ha incantato, sedotto e plagiato i giovani adepti della sua setta. E con la complicità di uno di essi ha sterminato un’intera famiglia. Nessuno dei due peò si è accorto che la notte del massacro, confusa in mezzo alle bambole, una bambina dormiva tranquilla nel suo lettino.

Otto anni dopo Pell sta scontando la condanna a vita in un carcere di massima sicurezza per l’efferata carneficina e deve essere processato di nuovo perché vari indizi lo collegano ad un altro delitto del passato rimasto irrisolto. Condotto in tribunale, è interrogato dall’agente della California Bureau of Investigation Kathryn Dance esperta in cinesica.

Kathryn è uno dei pochi poliziotti in grado di interpretare il linguaggio non verbale e di capire se testimoni e sospetti dicono la verità. E non sbaglia mai.

Questa volta, però, il suo compito è davvero arduo, perché deve confrontarsi con un osso duro, un killer dall’intelligenza quasi sovrumana, un abile manipolatore della volontà altrui. E quando, dopo un sottile gioco di parole, sguardi, gesti, Kathryn scalfisce l’assoluta compostezza di Pell e intuisce un diabolico trucco, è troppo tardi. Il “figlio di Mason” è evaso dal tribunale. Comincia la caccia”.

Kathryn Dance: prime informazioni proprio da Pell “Cominciò con gli occhi, di un verde complementare al suo azzurro, incorniciati da un paio di occhiali dalla montatura nera e quadrata. Proseguì con i capelli biondo scuro raccolti a treccia e la giacca nera con sotto una spessa camicetta bianca per nulla trasparente”. Al collo ciondolo a forma di conchiglia, unghie corte smaltate di rosa, fede con la perla grigia, borsetta azzurra. Sempre da Pell “Hai passato i trent’anni, agente Dance. E sei piuttosto carina, Eterosessuale, suppongo, e sono certo che ci sia un uomo nella tua vita. O c’è stato”. Vedova (marito William Swanson morto in un incidente) con due figli, Wes e Maggie e due cani, Dylan e Patsy. Vivi (miracolo!) i due genitori. Buon rapporto con loro e anche con i figli. “Mentre suo padre scendeva le scale, Kathryn ringraziò per l’ennesima volta Dio, il destino o chiunque fosse per avere dato a lei, vedova con figli, una figura maschile affidabile”. Mente sorprendente, acuta osservatrice. Fredda e tenace. Ha già lavorato su casi di stupro, aggressione e omicidio. Prima giornalista, poi consulente per la selezione delle giurie. Ha incontrato suo marito quando era giornalista e lui un testimone dell’accusa in un  processo contro Salinas. Sua salvezza la musica “Con le melodie dell’arpa celtica di Alan Stivell, l’irrefrenabile motivo ska-cubano di Natty Bo e Benny Billy o i pezzi di Lightnin’ Hopkins che le colmavano la mente e i pensieri, Kathryn riusciva a non rivivere gli inquietanti interrogatori con violentatori, assassini e terroristi”. Insieme alla sua amica Martine Christiansen cura un sito un sito chiamato American Tunes, dal titolo di una canzone di Paul Simon degli anni settanta. Sua seconda attività “folcloristica” ricercare musica artigianale. Pistola Glock (già vista in altre detective lady) mai usata. Tiratrice così così. Sua passione scegliere le scarpe. Patisce il mal di mare.

Simpatia per Brian Gunderson, quarantenne dirigente di una banca di investimenti. Un paio di baci. Si mette di mezzo il figlio Wes. Costretta a lasciarlo. Conosce il famoso Lincoln Rhyme (sì, proprio il detective tetraplegico) ossessivamente affascinato da ogni dettaglio degli indizi. Lei, invece, colpita dagli indizi del lato umano.

Ancora simpatia (solo baci infuocati) per il collega Winston Kellog che mantiene nascosta al figlio. Scarne notizie sul cibo. Trovato birre, pinot grigio, fette di carne fredda, noccioline…

Soffre di attacchi di solitudine “un serpente che colpiva all’improvviso”. Ritrova la sua vecchia chitarra Martin 00-18, un modello di quarant’anni prima e attacca Tomorrow is a long time di Bob Dylan.

Il tutto si svolge lungo l’arco di una settimana. Il primo commento che mi è venuto è stato mah, insomma, beh, però…Solite frasette in corsivo che non se ne può più. Prova scialba per un maestro come Jefferey.

Una ciambella senza buco.

Sito dell’autore: www.libridiscacchi.135.it