Il Divoratore di Lorenza Ghinelli, Newton Compton 2011.
Una storia di ragazzi. Una triste, tragica storia di ragazzi con scansione temporale che si alterna tra il 2006 e il 1986. Cinque ragazzi: Dario con il fratello Pietro autistico, Francesco, Luca e Filippo. Capobanda Filippo, il più grande (tredici anni), rissa come vocazione e marinare la scuola come atto d’onore, padre ubriaco e violento, madre sull’orlo dell’isteria, suo impossibile sogno ingegnere informatico. Il primo a cadere tra le grinfie dell’”Uomo dei sogni” (appunto), il Divoratore che sa tutto dei padri e dei figli, “Io abito i recessi angusti dell’anima. Io conosco i vostri tumulti. Perché io sono l’uomo dei sogni”. Il primo a sparire completamente come risucchiato, sola traccia i vestiti rinvenuti sotto il ponte. Poi spariscono gli altri, Francesco il “bravo ragazzo” che scopre dentro di sé pensieri violenti insieme a Luca durante una notte di trasgressione, e in seguito Dario, geloso del fratello a cui sono riservate cure speciali.
Altri due personaggi importanti: Alice, educatrice di Pietro, che ci svela i suoi turbamenti attraverso un diario, e Denny, madre drogata, padre alcolizzato, maltrattato da tutti, deriso e incompreso a scuola, difeso solo dall’”Uomo dei sogni” disegnato dal padre.
Difficile delineare una trama precisa dei fatti, anche perché i fatti ci sono e non ci sono (la realtà esterna conta poco), scivolano via sinuosi tra i meandri dei pensieri e dell’inconscio. E comunque sono storie di adolescenti colti nelle loro problematiche esistenziali che lottano con gli altri e con loro stessi. Pietro disegna quello che vede e “sente” il sopraggiungere di terribili avvenimenti, Alice attraverso gli incubi e l’aiuto del compagno Stefano riporta a galla un passato angoscioso.
Capitoli brevi, intensa penetrazione psicologica, sogni, allucinazioni, speranze, delusioni, frustrazioni dell’età adolescenziale, la cattiveria dei piccoli e la cattiveria dei grandi, lo sfascio della famiglia, la violenza verbale e quella fisica, l’incapacità della scuola a comprendere il disagio dei ragazzi, qualche spunto ironico che occhieggia fra nubi nere. Frasi sincopate, quasi ritmate e punzecchianti come punture di spillo, e qui la ripetitività non è fine a se stessa ma serve a creare una specie di paranoica ossessione, una atmosfera onirica dove è labile e sfumato il confine tra il reale e l’irreale, una metafora angosciosa e struggente di ciò che si vorrebbe essere, di quello che si vorrebbe fare, di quello che si è, di quello che ci costringono ad essere. Con qualche pizzico di iperbole, di esasperato urlare che però non guasta, anche se con “il caso letterario dell’anno”, via, ce ne corre.
Un bel libro che ci riporta alle nostre paure di bambini, che entra nel profondo degli animi. Ma “Perché proprio i bambini?” si domanda Alice. “Perché i bambini non sanno di sognare”.
Amiamoli, dunque, i nostri bambini. Tutti i bambini. Ascoltiamoli, accarezziamoli, difendiamoli. Non sciupiamo i loro sogni.
Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it
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