L’apocrifo con il quale la giovanissima Benedetta Cinquini fa il suo esordio si
presenta subito bene: infatti la lunghezza non è quella di tanti tomi giganteschi
che già dalla mole tradiscono lo spirito del Canone, che, giova ricordarlo, è composto principalmente di racconti e i cui quattro romanzi sono tutti piuttosto brevi.
Questa è per struttura più simile a una novella lunga, per intenderci come sarebbe
Uno studio in rosso senza i capitoli “americani”. Bene così.
Fisicamente il libro presenta subito una sorpresa piacevole con la sua copertina
ruvida, non la solita carta lucida che spesso risulta di scarsa qualità. Peccato
invece per il titolo e le altre scritte, in un anonimo carattere senza grazie e senza
un minimo di ricerca stilistica; il tutto penalizza l’immagine di copertina che è invece molto bella.
Passando alla lettura, parliamo subito dei difetti: il libro soffre della mancanza
di un attento editing. Infatti balzano subito agli occhi numerose frasi che si concludono senza il punto e troppi esempi di narrazione che dopo un discorso diretto ricominciano con una maiuscola (sbagliata), senza una virgola né un trattino:
“Lo escluderei, signor Holmes.” Rispose Langhorn “Alla vittima non è stato sottratto
nemmeno un centesimo. […]”
Può sembrare un problema da poco, ma dopo un po’ la lettura risulta faticosa
e la fluidità della storia ne risente. La stessa mancanza si nota in alcuni piccoli difetti di stile qua e là. Se infatti lo spirito dei personaggi, specie quello di Watson, è reso piuttosto bene, ci sono ogni tanto delle piccole note stonate che una supervisione attenta avrebbe potuto aiutare a correggere. Nel complesso, però, la prosa watsoniana è abbastanza buona. La trama è semplice, ma ben congegnata e con il giusto accento posto sul lato “avventuroso” della vicenda; viene rispettata la citazione canonica [NORW, 496] secondo la quale la vicenda per poco non costò la
vita ai due amici. Il personaggio dell’ispettore Langhorn è ben caratterizzato. L’unico difetto da questo punto di vista, secondo me, è una grossa improbabilità nel
secondo delitto (non dico di più per non rivelare dettagli dell’intreccio); superato
questo scoglio, la storia prosegue bene e con buon ritmo.
In definitiva, un buon esordio, che con una maggiore cura dei dettagli sarebbe
potuto essere ottimo; si tratta principalmente di difetti dovuti a mancanza di
esperienza, che, ci auguriamo, scompariranno con il tempo. Nel frattempo, L’incredibile vicenda del vapore olandese Friesland resta una lettura piacevole e interessante.
Sherlock Holmes e l’incredibile vicenda del vapore olandese Friesland, di Benedetta Cinquini
Edizioni Goliardo, Pisa, 2013. 128 pp.
€ 10,00. ISBN 9788898315062
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