«La leggenda vuole che lo studio del romanziere sia spesso rifugio di criminali matricolati e che egli scriva spesso quasi sotto la loro dettatura»: a scrivere è sempre Aldo Sorani che, su “La Stampa” del 5 febbraio 1929, stuzzica la fantasia dei lettori presentando questo nuovo autore dal successo sorprendente: Edgar Wallace. «La più semplice verità è che non è raro il caso che qualche ladro, uscito dal carcere dopo scontata la pena, chieda udienza e consiglio al fecondo e paterno narratore di avventure criminali o vada a raccontargli qualche veridica storia di cui egli è stato l’eroe. Ma il romanziere non ha molto di nuovo da apprendere da simili visitatori. La sua immaginazione è più brillante di quella di molti colpevoli conosciuti di persona o dalle cronache poliziesche. Egli, anzi, una volta si è lamentato della noiosa mancanza di genialità e di inventiva dimostrata dalla maggior parte di coloro che affrontano la pericolosa carriera del furto e della rapina. Nei suoi romanzi avvengono, infatti, cose assai più complicate e sensazionali di quelle che avvengono nella realtà quotidiana, ciò che non testimonia a suo favore presso alcuni moralisti ad oltranza, i quali lo accusano di tener scuola di delinquenza, invece di cooperare alla lotta contro di essa».
Il romanzo dell’autore di Greenwich che presentiamo questa settimana è Il giustiziere, ristampato in digitale con il numero 179 nella collana “Zeroquarantanove” della Newton Compton.
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