«La leggenda vuole che lo studio del romanziere sia spesso rifugio di criminali matricolati e che egli scriva spesso quasi sotto la loro dettatura»: a scrivere è sempre Aldo Sorani che, su “La Stampa” del 5 febbraio 1929, stuzzica la fantasia dei lettori presentando questo nuovo autore dal successo sorprendente: Edgar Wallace. «La più semplice verità è che non è raro il caso che qualche ladro, uscito dal carcere dopo scontata la pena, chieda udienza e consiglio al fecondo e paterno narratore di avventure criminali o vada a raccontargli qualche veridica storia di cui egli è stato l’eroe. Ma il romanziere non ha molto di nuovo da apprendere da simili visitatori. La sua immaginazione è più brillante di quella di molti colpevoli conosciuti di persona o dalle cronache poliziesche. Egli, anzi, una volta si è lamentato della noiosa mancanza di genialità e di inventiva dimostrata dalla maggior parte di coloro che affrontano la pericolosa carriera del furto e della rapina. Nei suoi romanzi avvengono, infatti, cose assai più complicate e sensazionali di quelle che avvengono nella realtà quotidiana, ciò che non testimonia a suo favore presso alcuni moralisti ad oltranza, i quali lo accusano di tener scuola di delinquenza, invece di cooperare alla lotta contro di essa».

Il romanzo dell’autore di Greenwich che presentiamo questa settimana è Il giustiziere, ristampato in digitale con il numero 179 nella collana “Zeroquarantanove” della Newton Compton.

        

Il romanzo The Avenger viene pubblicato a Londra da John Long Ltd. nel 1926, e ristampato in seguito anche come The Hairy Arm e The Extra Girl.

Arriva in Italia già nel 1931 ne “I Libri Gialli” Mondadori (n. 16): non è chiaro se la traduzione di Giuseppina Taddei, riportata nella successiva ristampa nei “Gialli Economici Mondadori” (n. 44), valga anche per questa prima edizione. Ristampato abbondantemente fino al 1976 - quando diventa il numero 252 de “I Classici del Giallo Mondadori” - dopo un decennio entra nella scuderia della Garden Editoriale che lo ristampa, con il titolo Il cacciatore di teste, nella collana “La Biblioteca Classica del Romanzo Giallo” (n. 2). Ritorna al titolo di Il giustiziere al suo passaggio alla Newton Compton, che nel 1996 lo inserisce nella collana “Il Giallo Economico Classico” (n. 100), con la traduzione di Marika Boni Grandi.

Questa traduzione è quella usata dall’eBook del romanzo, raccolto nella collana digitale “Zeroquarantanove” della Newton Compton: ecco il suo primo capitolo.

         

Il capitano Michael Brixan aveva alcune personalissime e innocenti superstizioni. Credeva ad esempio che, se vedeva una cornacchia verde in un campo, senza ombra di dubbio avrebbe visto un’altra cornacchia verde, prima del tramonto del sole. E quando, a un’edicola della stazione di Aix-la-Chapelle, vide e acquistò una rivista sulla cui copertina spiccava il titolo “Ero una comparsa”, si preoccupò meno delle sensazionali rivelazioni che delle circostanze in cui avrebbe sentito o letto il termine “comparsa” utilizzato in quel senso particolare.

L’articolo non lo interessò affatto, era annoiato, al punto da non riuscire ad appassionarsi alla sensazionale ascesa di un oscuro artista dall’anonimato alla celebrità e alla sua conseguente ricchezza.

Ma “comparsa” era una parola che aveva fatto colpo su Michael il quale pertanto attese che la giornata gli portasse l’inevitabile replica.

Sostenere che la criminologia non lo interessava, che gli scassinatori erano, a suo dire, meno seducenti di una partita di golf, e che, sempre secondo lui, era quasi tempo perso mettersi a leggere l’elenco dei vari delitti, avrebbe potuto suscitare un’impressione sbagliata in coloro che lo conoscevano come l’agente più intelligente del Foreign Office.

Trascorreva la sua vita pubblica incontrando strani personaggi del continente, in oscuri ristoranti e con diversi ruoli, al fine di venire a conoscenza delle correnti sotterranee che spingevano alla deriva le chiatte della diplomazia verso porti insospettati. Questi erano gli incarichi che lo soddisfacevano pienamente.

Pertanto, è ovvio che rimanesse alquanto seccato quando venne allontanato da Berlino proprio nel momento in cui, alquanto sembrava, il mistero del Patto Slovacco stava per essere risolto.

– Se mi lasciaste altre ventiquattr’ore, potrei riuscire a entrare in possesso del documento effettivo – disse con aria di rimprovero al suo superiore, il maggiore George Staines, quando l’indomani si presentò a rapporto a White Hall.

– Spiacente – replicò quello, senza battere ciglio – ma la verità è che abbiamo avuto un colloquio a quattr’occhi con il primo ministro slovacco, il quale ci ha promesso di comportarsi da galantuomo e, in pratica, ci ha fornito il testo del trattato… la faccenda si è risolta in una pura transazione commerciale. Michael, conoscevate un certo Elmer?