Lestrade e la danza dei nove di M.J. Trow, Mondadori 2021.

Prepariamoci a ridere, o comunque a sorridere, anche tra morti ammazzati che l’ironia e le gag dei vari personaggi, vedi Lestrade-George e Sherlock-Watson, ma non saranno i soli, ci spingono inevitabilmente a questa forma di espressione umana. Merito dello stile del nostro Trow pronto a mettere in luce anche i lati buffi della vicenda.

Partiamo dai morti ammazzati: il primo è il corpo di una donna senza testa, gambe e braccia trovata durante gli scavi di un edificio; il secondo trattasi del reverendo Hereword Rodney, parroco di Mevagissey, “accasciato sul leggio a forma di aquila” del suo pulpito colpito selvaggiamente alla testa, e il terzo lo squire Ralston preso anche lui a randellate a South Mimms, villaggio dell’Hertfordshire.

Lestrade-George indagano sul secondo caso e scoprono tra le foto scattate dal reverendo quelle di alcune ragazze abbigliate in modo discinto e in pose provocanti. Via da loro, ma le ragazze, evidentemente molestate, non sembrano preoccuparsene. Perché?…Oltre a questo dovranno occuparsi anche del terzo omicidio di Ralston, trovato morto in biblioteca con la testa sfondata e le monete da un penny messe sugli occhi, dopo aver dato una festa a cui partecipavano i due figli gemelli e tre ospiti. Caso seguito anche da Sherlock-Watson ingaggiati sia dagli stessi gemelli che dalla signorina Ratcliffe, figlia di un ammiraglio truffato da Ralston.

Ma i decessi forzati non si fermano. Altro morto ucciso con la testa spappolata, altro segnale lasciato dall’assassino ovvero una pallottola di carta infilata nella dentiera della vittima che rappresenta un disegno con una serie di quadrati uno dentro l’altro. Cosa significa? E c’è pure di mezzo, in chiave comica, lo scrittore Wilkie Collins tutto preso dalle medicine per le sue malattie. Secondo lui l’indizio importante da tenere presente sta nei numeri.

E poi arriva un altro morto ammazzato e altri ancora uccisi con la stessa modalità, insieme a scontri tra lavoratori e datori di lavoro, storie di fantasmi, visioni, spiritismo, apparizioni improvvise di Holmes quando meno te lo aspetti, con l’assassino che lascia sempre come firma della sua carneficina un disegno a forma di labirinto (in seguito si scoprirà, per mezzo di una vecchina in treno, trattarsi di un antico gioco “La danza dei nove”). Qualcuno l’ha visto fuggire dai luoghi nefasti ma in sembianze diverse come un camaleonte. Comunque tutte queste povere vittime dovranno pur avere qualcosa in comune. Ma che cosa? E sembra che ci sia di mezzo anche la politica.

Lavoro difficile e pericoloso per la doppia coppia di investigatori che ogni tanto si alternano nella storia. Continuo, frenetico movimento, travestimenti, battute, giochi di parole, volute incomprensioni, sberleffi, sbeffeggiamenti, prese in giro, umorismo, ironia, satira, squarci sulla società del tempo e chi più ne ha più ne metta.

Una vera goduria.

Per La Storia del premio Tedeschi di Vincenzo Vizzini i vincitori degli anni 2004-2005-2006, ovvero Vittorio Paganini con Il sequestro, Massimo Pietroselli con Il palazzo del diavolo e Stefano Pigozzi con Metal detector.