Nella metropoli di Arsura, come il titolo stesso di Daniele Alimenti ci anticipa (L’Agente Patogeno e i misteri della metropoli di Arsura), un'altra incredibile avventura attende l'Agente Patogeno che, proprio nel pieno di una tanto attesa quanto indesiderata paternità, si troverà ad affrontare un nuovo terribile nemico e un'implacabile minaccia proveniente dal Lontano Oriente: Il Pignone Virus. Coadiuvato dal suo inseparabile aiutante WhatsApp e da un sempre più confuso Commissario Bianco, andiamo a scoprire come dovrà ricorrere a tutte le sue energie e a tutto il suo acume per dribblare le più astruse tesi cospirazioniste, venire a capo di un intrigato quanto complesso caso di duplice omicidio e smascherare il suo perfido antagonista.

Daniele, come nasce l’idea di mischiare il giallo classico con un tono ironico e grottesco nell'Agente Patogeno?

Il giallo è un genere che apprezzo molto ma, soprattutto, in questi ultimi anni è stata la nostra società a tingersi morbosamente di giallo tramutando notizie di cronaca, e non, in veri casi da dover risolvere con amici e/o colleghi. Per cui spinto da questi stimoli mi sono buttato in questo esperimento. E ammetto che, almeno per me, è stato molto divertente.

Nel nuovo romanzo l'Agente Patogeno affronta, suo malgrado, la paternità. Questa sfera personale interferisce, in qualche modo, sulla capacità analitica in sede di indagine?

Più che sulla sua capacità analitica direi che la paternità, specie in un determinato punto della storia, interferisce con la sua capacità logistica costringendolo a compiere veri salti mortali per portare a termine le indagini senza trascurare suo figlio.

La metropoli di Arsura è uno scenario indubbiamente particolare: ti sei ispirato a una città reale o è completamente frutto della tua immaginazione?

Arsura è l’esasperazione del caos anche se, spesso, è un caos che ci scegliamo un po’ da soli dato che la metropoli è in grado di regalare anche molti scorci di verde a pochi passi dal centro nevralgico della città. È uno stereotipo in cui mi piace pensare di far convivere diversi luoghi.

WhatsApp e il Commissario Bianco sono personaggi vividi: come lavori alla creazione dei tuoi comprimari?

In realtà penso di poter dire che sono più loro che lavorano con me… nel senso che una volta ideati mi limito ad “osservare” come si muovono all’interno della storia in base a quelle che sono le loro caratteristiche. È come se fosse uno scambio equo: io traccio la loro personalità e loro vivono e si evolvono all’interno del racconto. A volte sorprendono anche me.

Per concludere, Il Pignone Virus e le teorie complottiste richiamano parecchie dinamiche contemporanee: quanto è importante per te la satira sociale nei tuoi libri?

È fondamentale sia nei miei libri che nella mia vita. Penso che a volte esasperare ed ironizzare alcune dinamiche aiuti sia a capirle che a esorcizzarle meglio.

L’Agente Patogeno e i misteri della metropoli di Arsura Autore di Daniele Alimenti, Casa editrice: Edizioni Clandestine, Collana: Narrazioni Clandestine, Uscita: 26 febbraio 2025, pagg. 199, 16,99 euro.