Già premiato con numerosi riconoscimenti

letterari nel corso degli ultimi anni, Daniele Vriale torna in libreria con A modo mio un libro (Robin Editore, Collana Le Giraffe) totalmente diverso rispetto ai precedenti, dal ritmo serrato, costruito su sequenze di immagini quasi cinematografiche: un’epopea noir, con i suoi eroi negativi e la loro fratellanza indissolubile. 

Daniele, dal genere letterario intimista delle tue opere precedenti a un romanzo d’azione, corale, sebbene ruoti intorno alla figura di un protagonista principale, con evidenti pennellate noir. Come è avvenuto questo “salto” tra l’ispirazione iniziale e la fase di stesura?

Intanto diciamo che il genere noir prevede che la narrazione avvenga attraverso il punto di vista del fuorilegge/i, e pertanto spesso si caratterizza per un linguaggio crudo e diretto. È stato proprio l'incipit del romanzo, una sorta di rabbiosa giaculatoria del personaggio principale, Vieri Damasco, a indurmi a cimentarmi con un genere letterario diverso dai precedenti, anche se non mi piace incasellare troppo le forme letterarie che spesso all'interno di un libro si sfiorano, si scambiano e si alternano. 

Il romanzo fondamentalmente è diviso in due fasi, una prima prettamente noir e corale, dove Vieri e suoi tre complici Ferro, Nicco e Lapo compiono la loro escalation criminale, ed una successiva che indaga più specificamente i tratti psicologici e introspettivi di Vieri e non solo.

C'è un breve passaggio, una parte che lo potrebbe riassumere nella sua essenza?

L'inizio del capitolo V "Adesso si fa sul serio", dove si evidenzia la volontà della gang di fare un salto di qualità, assumendo il controllo del proprio territorio periferico, Le Piagge, per poi puntare a quello cittadino di Firenze.  

-Stai fermo, muoviti lentamente e dammi i soldi della cassa.

-Chi cazzo siete! Io sono protetto da Mirco…

Lapo lo colpì con un bastone, urlandogli contro:

-Devi stare zitto e ubbidire. I soldi, forza…

Gianni, il tabaccaio di via Pistoiese, ubbidì barcollando e imprecando. Mise i contanti nel sacco della spazzatura che Nicco teneva ben aperto e ci mandò a fare inculo.

Ci scambiammo uno sguardo da sotto i nostri passamontagna e in men che non si dica fummo a cavallo delle nostre moto e in fuga verso casa, ad attendere le inevitabili reazioni.

Da qualche mese, eravamo andati a vivere tutti e quattro insieme in via della Sala, una traversa di via Lombardia, in un seminterrato che un tempo doveva aver ospitato una bottega o un magazzino. Aveva un soggiorno con il cucinotto e un divano letto, dove dormivano Nicco e Lapo, una camera per me e il Ferri, e un bagno minuscolo. Le due finestre, in salotto e in camera, davano sul ciglio della strada. Uno schifo, penserete, sì ma per noi era perfetto, era la nostra tana, il nostro rifugio, il nostro quartier generale, dove nessuno ci rompeva le palle. Ce lo aveva affittato Biro, un allibratore dell’ippodromo Le Mulina, che doveva averlo incassato a fronte di qualche scommessa non pagata. Ci costava duecento mila lire al mese, dopo una lunga contrattazione, e qualche reciproca minaccia. Dopo la rapina ci arrivammo in pochi minuti.

-Quanti soldi ci sono?

-Parecchi, direi più di un milione. Avevi ragione il sabato sera è il momento migliore, ci sono le giocate delle schedine del totocalcio.

-Che dici, le avrà viste le moto?

-Sicuramente, è uscito sulla strada mentre fuggivamo.

-Ok, vediamo quanto ci mettono a risalire a noi… ora mettine mezzi da parte per l’affitto e il resto ce lo andiamo a bere.

L’ambientazione potremmo definirla “coprotagonista”, come tipico del noir?

Sì, copratogonista della vicenda è la Periferia. I 4 protagonisti nascono a metà degli anni 60 alle Piagge, al tempo quartiere estremamente povero e degradato e, da lì, in una sorta di Risiko, si muovono per conquistare tutte le altre zone periferiche della città: Novoli, Sorgane, l'Isolotto, Rifredi… Vieri a un certo punto dirà:- Mi è sempre piaciuto guardare il cielo, senza fine, senza confini e soprattutto senza “il centro” e “la periferia”-auspicando una sorta di mondo ideale.

La forte amicizia di Vieri con Nicco, Lapo e Ferri, compagni di avventure non propriamente lecite, l’esperienza del riformatorio per aver ucciso a quattordici anni il padre mentre stava tentando di salvare la madre, l’impero criminale a cui viene data vita una volta tornato libero… Il riscatto e la via d’uscita sono contemplati?

Più che dal riscatto sociale sono affascinato dall'evoluzione personale, ciascuno indipendentemente dal punto di partenza della propria esistenza può trovare una propria via di crescita, una spinta evolutiva. Nello specifico Vieri, proprio durante gli anni di riformatorio, attraverso la passione per la storia dei grandi condottieri affina le sue capacità letterarie e strategiche, poi nella sua "seconda vita" a Barcellona effettuerà un vero balzo quantico interiore.

Certo che poi la vita a volte, indipendentemente dagli sforzi fatti, torna a chiederti di fare i conti con il tuo passato…

Una volta arrivati all’ultima pagina, sarò facile per i lettori liberarsi di Vieri Damasco o si troveranno il personaggio “cucito addosso”?

Spero che Vieri Damasco sia un personaggio che, al netto delle sue contraddizioni, resti nell'immaginario del lettore. Ha sofferto molto da ragazzo e poi ha gestito male la sua rabbia, ma è indubbiamente dotato di intelligenza e personalità. Nell'ultima pagina ci chiarirà anche il perché della sua giaculatoria iniziale, e tutto sarà più chiaro…

A modo mio

Robin Editore

Collana Le Giraffe

Costo 16 €

Pagine 206

Pubblicato a Gennaio 2024