Il secondo modo di fare le cose di Roberto Zannini, Mondadori 2023.

Anno 2021. “Eva Carini si è costruita una nuova vita dopo un incidente che le ha divorato due anni di vita, lasciandole i postumi di un trauma che solo l’uso di oppioidi  può mettere a tacere.Ora vive fuori dall’abitato di Cismon del Grappa, un paesino incassato nel Canale del Brenta, e gestisce un impianto di cremazione, Fabbrica Kronos. La sua carriera di criminologa specializzata in casi di femminicidio è relegata nel passato, quando girava tra Roma, il Nord del Messico e i Pirenei francesi a dar la caccia ad assassini e stupratori. Ma il mestiere le è rimasto nel sangue e quel filo con la sua vita precedente non è stato reciso del tutto. Quando la contatta la società di intelligence e sicurezza Resolvia, unico suo contatto rimasto, Eva risponde con trepidazione. Quattro parole bastano a farle crollare il mondo addosso: “Ne abbiamo un’altra”. Il mostro che Eva stava inseguendo prima dell’incidente ha colpito ancora. Una quarta ragazza è stata uccisa e buttata giù da un ponte. Ma prima, come da rito, la vittima è stata marchiata con il simbolo dell’infinito, inciso nella carne da spalla a spalla. La firma dell’assassino.”

Dunque quattro ragazze uccise: una moldava, una mulatta dei Caraibi, una romena e ultima una nigeriana. A ciò si aggiunge la sparizione di Vanja, figlia dell’amica Irina, durante una gita scolastica a Venezia. Non c’è tempo da perdere. Eva entra subito in azione. Inutile aggiungere che riesce a risolvere il caso complicato da lotte fra clan per traffici di esseri umani.

Abbiamo poi la riunione del gruppo operativo con il questore Abbandonati e la scoperta del nuovo strumento ALGIO, ovvero una complessa rete neuronale che analizza dati relativi a crimini, da cui si evince che Infinito sia l’agricoltore Fausto Contrin. Caso chiuso? Per gli altri ma non per Eva…

Difficile starle dietro accompagnata dal cane Dingo. Il personaggio è forte, deciso, sicuro, in continuo movimento tra un tiro di canna e l’altro. Esamina i modi con cui sono state uccise le quattro persone e anche le caratteristiche di uno strano incidente in cui ha trovato la morte una squadra di calcio di sei ragazzi in una Fiat Multipla, tutti orfani di un istituto religioso ora chiuso. Risultati pieni di droga. Perché?…

Si tiene in contatto con Milio Miniati membro del Gruppo operativo, si fa passare per altre persone, si informa, chiede spiegazioni anche a vecchi amici, capisce che c’è di mezzo pure il Cavaliere Attilio Martini, il figlio Alfredo con malattia mentale insieme all’amico d’infanzia Ilio Braschi e il loro viaggio a El Quilombo dove, sicuramente per Eva, era nato “il mostro che aveva ucciso quattro donne.” 

Finale da capogiro con scontri, morti, sconcertanti scoperte, suicidio. Ma Eva aveva già capito tutto seguendo un suo secondo modo di fare le cose…

Buona lettura.