L'anno 2001 si è chiuso con un articolo-rivelazione sconcertante e che vede il mondo degli sherlokiani in agitazione. Secondo un pezzo pubblicato sulla Sherlock Holmes - The Detective Magazine, per mano del suo direttore, David Stuart Davis, viene presentata una teoria fondata per la quale dietro il temibile Moriarty, il cosiddetto "Napoleone del crimine", si celerebbe  nientemeno che Mycroft. Avete letto bene. Mycroft, il fratello maggiore di Sherlock Holmes, avrebbe, secondo Davis, guidato lla complessa ragnatela criminale direttamente da Diogene Club. Più volte Holmes ha ammesso quanto suo fratello fosse più acuto e intelligente di lui, e secondo questa affascinante, quanto turbante teoria, il massiccio Mycroft avrebbe utilizzato queste pregiate qualità per gestire la malavita del periodo vittoriano. E il Moriarty che Holmes incontra nel canone e sconfigge alle cascate svizzere nel racconto Il problema finale, vi chiederete voi? Solo una ennesima macchinazione di Mycroft, per sviare le indagini del fratello; un attore preso in prestito per svolgere la parte del criminale più ricercato in Europa. Il fatto poi che Mycroft avesse conoscenze altolocate spiegherebbe altresì certi doppiogiochi e possibilità criminali superiori alla media dei lestofanti dell'epoca. Sarà una teoria attendibile? Occorre rileggersi l'intero canone in questa nuova ottica e vedere se tutto combacia. Certamente alcune frasi di Holmes farebbero, a questo punto, riflettere molto di più il lettore. Come ad esempio nel racconto Ladri gentiluomini (ne Il ritorno di Sherlock Holmes), dove il nostro detective afferma testè: "Lo sa, Watson, che non mi importa confessarle che ho sempre pensato che avrei potuto essere un criminale coi fiocchi". E se Mycroft, oltre a pensarla come Sherlock, l'avesse anche messo in pratica?