Se è vero che siamo figli del tempo (e dei luoghi) in cui viviamo allora è possibile intuire, proprio alla luce di questa affermazione, i motivi che hanno portato alla nascita di uno dei personaggi in assoluto più celebrati e analizzati all’interno della corrente letteraria del Poliziesco d’azione, del noir americano: Philip Marlowe, l’investigatore privato scaturito dalla penna di Raymond Chandler.

Il periodo - Stati Uniti d’America: sono gli anni della Grande Crisi Economica del 1929, succeduta ad un periodo di elevato benessere (1921-28 “anni ruggenti”) per le classi alte e medio-alte, che speculando a lungo e con scarsa misura, contribuirono a far salire le quotazioni di borsa a livelli troppo elevati rispetto al loro valore effettivo causando così l’inevitabile implosione del mercato. La chiusura delle banche e la forzata contrazione della produzione industriale e agricola nazionale generarono una massiccia disoccupazione in tutte le fasce sociali, unitamente ad una diffusa sfiducia e ad un incremento della criminalità e della violenza. Sono gli anni in cui il Proibizionismo (1920-33) alimenta un enorme traffico clandestino le cui fila fanno capo al crimine organizzato. La corruzione raggiunge alti livelli persino tra le forze dell’ordine e le cariche politiche del Paese. La vita, sia nelle grandi città che in quelle di provincia o in campagna, non è facile per nessuno. Il problema più diffuso spesso riguarda la sopravvivenza stessa dell’individuo. In un momento sociale di questo genere resta, ai più, poco spazio da dedicare alla coltivazione delle rose o a collezionare rari pesci tropicali. Le storie che nascono sulle riviste popolari di quegli anni vivono il loro tempo, trattano argomenti legati alla cronaca nera, dove delitti passionali o per interesse, crimini contro lo stato o il privato cittadino, vengono perpetrati da criminali comuni, da bande legate al crimine organizzato, da ricattatori senza scrupoli; sfruttamento e sopraffazioni spesso sono opera di affaristi spietati, squali della finanza o uomini di legge corrotti. I personaggi che vivono e agiscono in questo ambiente parlano, com’è naturale che sia, usando un linguaggio crudo e realistico che è proprio di un mondo in cui, sollevando la superficie, spesso il marcio che emerge ha un fetore assai poco adatto ad uno stomaco debole o ad un animo troppo sensibile. Nasce e prende forma ufficiale così il filone del Poliziesco Realistico di scuola americana. Il merito di questo nascita è attribuibile in buona parte all’impegno assuntosi dal capt. Joseph T.Shaw, che avendo rilevato una delle tante riviste di detective stories, “Black Mask”, si circondò di collaboratori del calibro di Dashiell Hammet, William Burnett, Raymond Chandler, Erle Stanley Gardner e altri ancora, insieme ai quali diffondere un nuovo tipo di racconti, che rispecchiassero una realtà fatta di gangster, violenza, corruzione, in cui si muovessero però anche personaggi non corrotti, in perenne lotta contro una società dove ingiustizia e sopraffazione erano all’ordine del giorno, dotati di uno spessore umano e emotivo fatto anche, perché no, delle loro stesse debolezze.

L’autore - Di questi autori Raymond Chandler fu per alcuni il più grande, per altri il più decadente, ma sicuramente, all’unanimità, il più romantico. Nato il 23 luglio 1888 a Chicago, Illinois, da genitori Quaccheri e madre Irlandese, visse con la madre divorziata e compì i suoi studi in Inghilterra, facendo ritorno negli Stati Uniti, stabilmente, solo alla fine della Prima Guerra Mondiale. Negli anni che precedettero la Grande Crisi, in veste di funzionario amministrativo e contabile, Chandler viaggiava su e giù per la costa occidentale intento a controllare i bilanci e le spese per conto di una serie di piccole, ma floride, compagnie petrolifere. I tempi di Dulwich, quando le giornate trascorrevano serenamente in compagnia di poeti e dei loro versi, di compagni di College e dei Classici della letteratura, erano lontani. Lontani anche i giorni spesi presso l’Ammiragliato Inglese nel servizio civile e quelli della Guerra, trascorsi in Francia e in Inghilterra prestando servizio nel Corpo di Spedizione Canadese. Da poco morta la madre, cui era attaccatissimo, si era sposato il 8 febbraio 1924 con Pearl Cecily Bowen (Cissy) di diciassette anni più grande e divorziata da quattro. Ormai era uno stimato uomo d’affari che percorreva la costa per amministrare gli interessi dei suoi clienti. Durante le monotone e solitarie serate trascorse in alberghi anonimi di città che non conosceva, era solito ammazzare il tempo leggendo, anzi divorando, i racconti pubblicati dalle riviste popolari del tempo: SmartSet, BlackMask, Dime Detective Monthly. Racconti d’azione e di delitti , scritti spesso con scarse pretese letterarie ma non per questo privi di una loro efficacia e di uno stile proprio ben riconoscibile. L’ avvento della Grande Crisi però era alle porte a minacciare questa rassicurante stabilità. Le piccole compagnie indipendenti iniziarono a chiudere i battenti, e la disoccupazione raggiunse percentuali fino ad allora mai viste. Trovare un lavoro era decisamente impresa ardua e fu così che Chandler decise di provare a scrivere lui stesso qualche storia da vendere ai giornali , sul genere di quelle lette tante volte sui Pulp Magazine. Dobbiamo immaginare che la conoscenza che ne aveva, unitamente agli studi umanistici compiuti non gliele facesse sembrare irraggiungibili. Dashiell Hammett, che scriveva racconti su Black Mask, era tra i suoi preferiti e così decise di cimentarsi sulla scia di questi, proponendo il suo primo racconto.

Il Personaggio - “Blackmailers don’t Shoot ” (titolo italiano: “I ricattatori non sparano”) venne accettato e pubblicato nel dicembre del 1933 dal capt. Shaw. E’ l’anno peggiore della Grande Depressione: Franklin Delano Roosvelt è appena stato eletto 32° presidente, Adolf Hitler assume pieni poteri dal Parlamento tedesco e nella baia di San Francisco iniziano i lavori di costruzione del Golden Gate Bridge. In rapida successione compaiono sulle pagine di Black Mask, accanto a quelli del Maestro cui si era ispirato ( “Agli inizi ognuno imita. E’ quella che Stevenson chiama la diligenza dell’ape….”- R.Chandler, lettera a Cleve F.Adams 4 settembre 1948), altri due racconti firmati R.Chandler : “Smart-Alec Kill” (luglio 1934, “Un delitto imperfetto”) e “Finger Man” (ottobre 1934, “Il testimone”). Gli interpreti delle prime due storie (Mallory, Johnny Dalmas) hanno molto in comune con i personaggi Hammettiani, tanto da renderli difficilmente distinguibili da questi, ma già nella terza inizia a delinearsi, attraverso il protagonista, una figura che compie i primi timidi tentativi di sviluppare una tridimensionalità, uno spessore umano ben tangibile. Al ben noto cinismo comune a tutti i suoi colleghi si affianca una vena nuova di sensibilità e di marcata autoironia, che contribuiscono a esaltare maggiormente il lato umano dell’eroe. Il suo nome è Philip Marlowe e compare su una targa di fianco all’ iscrizione: Ufficio Investigazioni Private. L’autore lo introduce senza indulgere in descrizioni fisiche ma presentandocene con efficacia il carattere. Il personaggio però è in via di maturazione e si deve attendere fino al 1939, anno del primo romanzo “The Big Sleep” (“Il Grande Sonno”), pubblicato dall’editore Knopf, per ritrovarlo nella sua forma definitiva, fisionomicamente e psicologicamente completo. Nei cinque anni intercorsi intanto Chandler aveva pubblicato otto racconti su Black Mask, quattro su Dime Detective Monthly e uno su Detective Fiction Week, tutti senza personaggio fisso. Il ’39 fu “l’anno di Chandler” così come aveva preannunciato Publisher’s Weekly che lo riportava in copertina. The Big Sleep rappresenta l’ingresso ufficiale in società di Marlowe, come ci viene presentato di seguito: “Erano quasi le undici di una mattina di mezzo ottobre, senza sole e con una minaccia di pioggia torrenziale nell’aria troppo tersa sopra le colline. Portavo un completo azzurro polvere, con cravatta e fazzolettino blu scuro, scarpe nere e calze nere di lana, con un disegno a orologi blu scuro. Ero ordinato, pulito, ben rasato e sobrio, e non me ne importava che la gente se ne accorgesse. Sembravo il figurino dell’investigatore privato elegante. Andavo a far visita a un milione di dollari.”(R.Chandler “The Big Sleep”, 1939). La saga di Philip Marlowe si sviluppa attraverso otto romanzi e due racconti, pochi se confrontati alle opere in cui compare Poirot, a quelle del commissario Maigret o di Nero Wolfe, o Perry Mason ,ma sufficienti ad assicurargli un tassello di immortalità nel dramma della commedia umana e della letteratura popolare. Successivamente al primo, capolavoro riconosciuto della letteratura poliziesca, vennero pubblicati, sempre da Knopf, Farewell, my lovely (1940,Addio, mia amata), The high window (1942, Finestra sul vuoto), The Lady in the lake (1943, La signora nel lago), The little sister ( 1949, La sorellina), The long goodbye (1953, Il lungo addio) ritenuto la sua opera migliore, insignito del premio annuale Edgar Allan Poe dalla Mistery Writers of America, Playback (1958, Ancora una notte), e infine Poodle Springs Story (1959, Poodle Spring) che vede Marlowe sposato, rimasto incompiuto con la morte dell’autore e completato trent’anni dopo da Robert B.Parker; oltre a due racconti: Finger Man (1934, Il testimone) e The Pencil (1958, La matita). Il successo che il personaggio di Philip Marlowe incontrò presso il pubblico fu tale che Chandler ne tracciò a beneficio dei lettori una biografia in cui si faceva riferimento ai suoi trascorsi, alla sua educazione, ma soprattutto si descrivevano le sue abitudini, i suoi gusti, il senso dell’onore, con il dettaglio che sapeva sarebbe stato apprezzato. Negli anni che vanno dal 1943 al ’47 cinque dei suoi romanzi vengono prodotti a Hollywood dalle più importanti case cinematografiche dell’epoca. Nella parte di Marlowe si compenetrano attori come: Dick Powell, Humprey Bogart, Robert Montgomery, George Montgomery. Nel 1944 R. Chandler, teorico oltre che autore di storie, pubblica il saggio fondamentale “The simple art of murder” (La semplice arte del delitto), che definisce ancora meglio la sua “poetica” in quella che perfettamente aderisce al personaggio di Marlowe.

Raymond Chandler e l’Hard Boiled School - Da dove traeva Chandler l’ispirazione per le sue storie? l’interrogativo è più che leggittimo se appena si fanno due semplici considerazioni riguardo la corrente dell’Hard Boiled che lo aveva ispirato e cui aveva aderito. Gli scrittori dell’ Hard Boiled School avevano in comune quasi tutti il fatto di attingere all’esperienza personale, diretta o indiretta, nel raccontare le loro storie. Alcuni erano ex poliziotti che ne avevano viste di tutti i colori nella loro vita professionale, altri erano solo tipi duri che spesso avevano visitato il lato scuro della vita, e adesso ne facevano materia di racconto. Il caposcuola, tale Dashiell Hammett, aveva fatto il poliziotto privato per Pinkerton, il direttore di Black Mask, Joseph T. Shaw, era un ufficiale in pensione, un tipo risoluto e di grande esperienza, Erle Stanley Gardner avvocato penalista per 22 anni, Jonathan Latimer, cronista di nera, tanto per citarne alcuni. Tutta gente che conosceva, in un modo o nell’altro, il mondo di quelli che vivono ai margini della legalità, e che spesso sconfinano molto al di là. Parlavano dunque di storie a loro familiari, capitate magari a sè stessi o a colleghi con cui avevano diviso il mestiere; i loro personaggi, sempre di provata esperienza, conoscevano mille trucchi e agivano come si era soliti agire in tali situazioni se si voleva cercare di portare a casa la pelle. Chandler aveva un background di tutt’altro genere rispetto ai suoi colleghi. Una foto che lo ritrae negli anni del college, a Dulwich in Inghilterra, nei primi del secolo scorso, ci mostra un giovanotto dall’aspetto molto britannico, in atteggiamento riflessivo, piuttosto simile ad un giovane poeta malinconico. La sua educazione inglese, il suo temperamento romantico e sensibile di sognatore, i suoi studi umanistici, sono rimasti vivi in lui anche con il passare del tempo, attraverso le esperienze non facili vissute negli anni, nonostante il radicarsi negli Stati Uniti che ne aveva fatto un vero Americano a tutti gli effetti,e soprattutto attraverso la materia su cui aveva scelto di scrivere: il delitto. La sua formazione letteraria e umana, cavalleresca, se non addirittura eroica e probabilmente il desiderio di far rivivere, in una lettura attuale e personalizzata,una sorta di San Giorgio, paladino dei deboli e raddrizzatore di torti, lo spinsero a dare vita all’interno stesso di quell’universo di violenza e di corruzione ad un principio di redenzione, rappresentato dall’eroe/antieroe, “ un uomo comune, eppure un uomo come se ne incontrano pochi”( R.Chandler, saggio “The simple art of murder” 1944). Un uomo del suo tempo, avvezzo e rassegnato a muoversi in mezzo a tanto marciume ma che riesce tuttavia a non farsi insudiciare, pur senza essere un seminarista. Una frammentaria istruzione universitaria, oltre ad una sensibilità di stampo romantico ed un senso dell’onore alquanto marcato fanno dell’eroe di Chandler un personaggio che ha molto in comune con il suo autore. “Sai una cosa, Marlowe ? sei una canaglia…come me…” (R.Chandler “The Long Goodbye”, 1953) In questo sta la risposta all’ interrogativo precedente: anche Chandler, come gli altri, scavava dentro di sé per scrivere le sue storie e far muovere e agire i suoi personaggi. Non già nell’esperienza diretta, vissuta nella sua fisicità, bensì scavando dentro il suo Io, nel suo cuore e nei suoi sogni, seguendo la sua morale e il suo senso della vita, attingendo a quello che lui stesso era e non altro. Non fu un duro come gli altri né frequentò mai i vicoli oscuri, dove tutto ha un sapore estremamente umano e a volte assai sgradevole, eppure scrisse pagine di estremo realismo, trasudanti umanità e virile romanticismo, che sfiorano a volte la Poesia.

 Philippe Marlowe: un crociato in lotta contro il crimine - Marlowe non è un duro nel senso dei personaggi di Hammett, ma può diventarlo all’occasione, può essere un uomo pericoloso ma sempre dotato di un forte senso di solidarietà, cinico ma generoso, pronto a incassare ma subito dopo a restituire i colpi ricevuti. Il sapore amaro che spesso sente in bocca è dovuto essenzialmente al fatto che, nonostante tutto, il marcio che lo circonda è qualcosa a cui non si è ancora assuefatto, e che continua a disgustarlo. E’ sempre pronto, se il cliente gli va a genio e sempre a 25 dollari al giorno che al massimo arrivano a 40, a lanciarsi anche in imprese che difficilmente potranno rivelarsi adeguatamente remunerative, rispetto ai rischi che comportano, ma il suo senso dell’onore accompagnato da una forte tendenza a schierarsi dalla parte del più debole e a contrastare l’ingiustizia lo guidano a percorrere anche le strade più strette e più ardue…..”e comunque senza mai parlarne troppo” ( R.Chandler, saggio “The simple art of murder” 1944). Sa molto bene che non può cambiare il modo in cui vanno le cose, che non può ripulire il mondo da quella patina di sporco che lo ricopre né cambiare le regole di un gioco che sempre più spesso prevede la sopraffazione e la violenza come modus operandi, ciononostante continua a provarci solo per impossibilità ad agire diversamente. Ama, da uomo sano, le donne, l’alcool, il tabacco ma ancor di più di questi ama le sue regole etiche che riesce a non tradire mai. E’ un abile giocatore di scacchi e a volte si cimenta in lunghe partite notturne solitarie, riproducendo incontri famosi tra professionisti. E’ decisamente un solitario, anche se le presenze femminili nella sua vita si alternano con una discreta frequenza, eppure nell’ultimo romanzo prende moglie. La sua Crociata consiste nell’essere lì ancora a provarci, facendo del proprio meglio per combattere l’ingiustizia e la prevaricazione, pur ben sapendo che non si può svuotare una vasca con un contagocce. La metropoli non muta il suo carattere vizioso e decadente, il mondo in cui viviamo non è dei migliori, e sull’ Umanità è difficile illudersi ancora, ma è qui che viviamo ed è qui che prestiamo la nostra opera. Per quanto la lotta sia impari, esiste un solo fronte su cui schierarsi.