Ci casco sempre. Non c’è niente da fare. Lustri e lustri di letture non servono a niente. Quando vedo un titolo particolare che sottintende istintivamente una boiata pazzesca apro il mio borsellino striminzito e acquisto. Questa volta mi sono beccato I Pascoli del cielo (tutto un programma) di Maria Santini, Simonelli editore 2007, bella copertina con il muso di un grazioso micino bianco in primo piano e le foto di Giovanni Pascoli e della sorella Maria racchiuse in un occhiello bianco in alto a sinistra e a destra. Ma soprattutto, racchiusa in un perfetto  tondo circolare a caratteri gialli su sfondo rosso la mostruosa dicitura “L’Agatha Christie italiana” riferita sfacciatamente (ma la colpa credo sia da attribuire all’editore) alla sopracitata Maria Santini.

In sintesi il contenuto ripreso dalla quarta di copertina” Messina 1901: una bella e un po’ sonnolenta cittadina nella quale Giovanni Pascoli, docente di letteratura italiana all’università, e l’inseparabile sorella Maria vivono a loro sgio nonostante il loro carattere poco socievole e le loro abitudini così diverse da quelle locali. Ad un certo punto, il timido professore romagnolo stringe un’amicizia tanto inaspettata quanto gratificante con una delle prime famiglie della città, quella dei principi di Monteferrante. Timorosa, come sempre, che degli estranei possano anche involontariamente ferire il suo troppo sensibile fratello, Maria assiste in disparte, un po’ corrucciata. Sembra avere ragione quando un terribile fatto di sangue getta nel lutto i Monteferrante, turbando profondamente il suo Giovannino…”.

Aggiungo che viene ucciso il capofamiglia principe Alessandro di Monteferrante con tre colpi di pistola ravvicinati ed uno in bocca e sua figlia Iride avvelenata con idrato di carbonio. Ed è proprio leggendo il diario di Iride che a Maria vengono i primi sospetti. Avvisato il fratello i due riescono a capire chi è l’artefice dei due delitti. Ma tutto si ferma qui. Non ci sono prove sufficienti per incastrarlo. Ci pensa il famoso terremoto di Messina del 1908 a fungere da Nemesi…

Fulcro centrale del libro il rapporto tra i due, la gelosia della sorella, la figura del poeta come uomo schivo e trasandato ma anche abile oratore e insomma il tran tran della vita di due single (piuttosto triste devo dire) dei primi del novecento con le loro piccole abitudini e manie quotidiane.

La Santini non ha niente a che vedere con l’Agatha internazionale. Se c’è un paragone che si possa fare è solo con se stessa e con quello che ha già scritto e scriverà. Ma a me già questo basta e avanza.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it