Ho ricevuto in visione l’”opera prima” di due esordienti. Più precisamente Aristocratici e villani di M. Di Giamo e G. Bruno, Il Filo 2007.

“La bella villa di Alfred Hutchinson, titolare di una multinazionale nel ramo assicurativo a Londra viene improvvisamente sconvolta da un fatto di sangue. Coinvolta in un tentativo di omicidio in un pub, la bella moglie dell’imprenditore, Sara, sembra essere sparita nel nulla. Da quel momento la vita di Alfred Hutchinson non sarà più la stessa…”.

E vediamolo un po’ questo Alfred: educato al galateo, titolare della Hutchinson Insurance Multinational, nobile conte di Cleveland, sposato con Sara Mc Farland, servito dal fidato maggiordomo Charles (fidato fino ad un certo punto che poi lo lascia), soffre di incubi, viaggia con una Bentley blu reale, oppure con una Jaguar provvista del fedele autista Arnold o anche, tanto per gradire, con una Aston Martin. Se si tratta di volare in cielo allora ha a disposizione il suo aereo personale Executive. Dunque per gli spostamenti non ha nessun problema. Nemmeno per il guardaroba, a dir la verità. A volte indossa “…un completo blu reale di Zegna, calzature italiane Rossetti, camicia con gemelli, scarpina di seta Valentino e profumo Cerreti tipo Limited”, possiede una colossale magione in stile vittoriano e arredamento in stile liberty con chef e governante compresi. Caratteristica principale: imbranato fradicio. Come a dire votato, per destino, agli sberleffi di ogni tipo.

Accanto a lui una serie di personaggi tutti più o meno caricaturali come  il Dott. Jameson del dipartimento criminale di Scotland Yard, basso, rugoso e lievemente ingobbito, o Peter Branko e le guardie del corpo Lupuss e Mongo che sono inversamente proporzionali, nei loro gesti e nelle loro esternazioni, al nostro nobile riccone.

All’inizio ho pensato che si trattasse di una imitazione o parodia di Woodehouse con Bertie e il maggiordomo Jeeves. Ma solo per poco. Accanto a battute ricercate e spiritose se ne aggiungono altre oltremodo ingenue e scontate, e poi colpi di scena a ripetizione (non si sta mai fermi), uno sgangheramento perpetuo nella trama e nei dialoghi, una carrellata di personaggi più o meno strampa lati. A me ha fatto sorridere, a volte per l’efficacia, a volte per la  stramberia della narrazione. Come quando da ragazzi si incominciava a dir battute e si finiva per ridere anche su quelle che non sapevano di niente. Anzi, più erano sceme e più si rideva.

Si capisce bene che questo è il primo libro ma alla fin fine non è poi peggiore di tanti Mallopponi presuntuosi che vanno di moda. Oggi tutti scrivono gialli. Me compreso. E allora in carrozza! Che  c’è posto per tutti.

P.S.  Un consiglio a tutti gli scrittori più o meno in erba. Fregatevene altamente di qualsiasi giudizio ed opinione e andate avanti per la vostra strada.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it