“Perché no? Un piccolo cambiamento, l’essenza della vita. Questa volta ho il bianco.”

Il giovane non rispose e la partita iniziò. Una spagnola, una Zajtsev, sulla falsariga di diverse partite tra Kasparov e Karpov. Il gioco si sviluppava, sempre più tagliente.

 

Erano trascorse circa un paio d’ore quando l’uomo anziano, subito dopo aver effettuato una mossa, bloccò l’orologio. “Che ne direbbe di un gelato?”

Il giovane si appoggiò alla spalliera della sedia e parve quasi accennare un sorriso. “Una pausa? D’accordo.”

La cameriera aveva pensato più volte di avvicinarsi al loro tavolo e altrettante volte aveva dimenticato di farlo. Vide il gesto dell’uomo anziano e andò a prendere l’ordinazione.

“Due gelati, un Caffè Perfet e…”

“Una Cassata” completò il signor Brad.

“E poi porti una caraffa di acqua ghiacciata… con un po’ di zammù?” Si rivolse al giovane, che annuì.

Mentre attendevano il signor Pitti chiese “Lei conosce

la Villa Giulia, qua vicino?”

“Non particolarmente.”

“Bèh, nulla di eccezionale, ma ha una sua bellezza. Ci sono delle voliere e un tempo c’era anche un leone. I bambini ne andavano matti. Ricordo una volta un bimbo che arrivò correndo, esclamando  - Il leone, il leone! -. L’uomo che l’accompagnava gli disse che aveva visto tanti altri leoni, negli zoo più importanti d’Europa, e il bimbo replicò  - Ma questo è il leone della Villa Giulia! -. Mi sono chiesto spesso chi avesse ragione. Era solo un vecchio e solitario leone chiuso in gabbia, o era il leone della Villa Giulia?”

Il giovane lo guardava intensamente ed attese qualche secondo prima di rispondere. “Le cose non hanno essenza.”

“Lei dice?”

 

- - -

 

Sedeva da solo, in un angolo della sala del Manhattan Chess Club. Le mosse di Pillsbury e di Lasker si susseguivano sulla scacchiera, man mano che riguardava la partita. Un giovane biondo, magro, gli occhi d’un azzurro intenso, entrò nella sala.

Lo riconobbe subito. Avvertì un brivido, fino in fondo all’anima, e le mani gli tremarono. Erano passati otto anni e a volte aveva persino pensato di aver sognato. Ma quel volto era indelebilmente impresso nella sua memoria. Il giovane si avvicinò con passo sicuro. “Signor Pitti..”

“Dunque è adesso…” disse, ma il giovane non rispose, sedendosi con gesti risoluti, freddi.

Sorteggiarono i colori e a lui toccò il nero. Prese un formulario dalla borsa e restò un attimo con la penna a mezz’aria: “Come posso chiamarla?”

Il giovane fece un gesto noncurante, ma lui aspettava. “Brad” disse infine “Scriva pure Brad”.

La partita era stata durissima, con una costante pressione del bianco, e il finale si presentava disperato. Si sentiva in trappola e cercò di respingere il senso di panico che iniziava ad attanagliarlo. Guardò l’orologio e si impose tutta la calma che poteva. “E se lasciassi il pedone?” si chiese. Spostò mentalmente la torre, la donna bianca mangiava il pedone e lui dava scacco… No, anche così non poteva che perdere… Però… Poteva spingere l’altro pedone, e dare ancora scacco, e sacrificare la torre deviando la donna avversaria, e infine sacrificare la sua donna… Stallo! Sentì la speranza rinascere come una sorgente d’acqua preziosissima. Ricontrollò la variante, e ancora, poi mosse la torre.

Il giovane si alzò. “Eccellente signor Pitti, davvero eccellente. Ci rivedremo…”

 

- - -

 

Avevano ripreso la partita e l’uomo anziano attendeva la mossa del nero. Era il loro dodicesimo incontro e, per la prima volta, aveva l’iniziativa e prospettive di attacco. Il giovane mosse la donna in e8. Donna in e8? Apriva un’autostrada al sacrificio di cavallo che minacciava. Seguì le varianti, invariabilmente vincenti… Poi si accorse dell’invisibile intermedia che si sarebbe generata diverse mosse dopo. Non poteva sacrificare il cavallo, e comprese subito che non aveva altre buone mosse. Il nero avrebbe sciolto la posizione, restando con un pedone in più. Sondò il finale, senza trovare nessuna chance di salvezza.

Riesaminò tutto, poi disse con voce tranquilla “Abbandono signor Brad.”

“Lei è un giocatore straordinario, signor Pitti, ma doveva accadere, prima o poi.”

Restarono in silenzio per alcuni istanti.

“Oggi ha attaccato.” Disse il giovane.

“Già. Forse volevo saggiare il limite, signor Brad. Se si sconfigge la morte, sarà la morte a morire?” Sorrise. “O forse sono solo stanco.”

“Il suo aspetto è anziano, ma lei sta benissimo, e la sua mente è limpida come quel primo giorno, a Cambridge. A questo ho provveduto io.”

“Eppure, sono passati troppi anni, e poi io ho già vinto, era giusto che toccasse a lei.”

La luce del pomeriggio parve scivolar via. “… Vinto?”

Oppresso da una morsa impalpabile l’uomo anziano riuscì a rispondere “Una vita… Ho vinto la mia vita.”

Tutto tornò lentamente alla normalità. Il giovane si alzò. “Non è stato che un battito di ciglia, signor Pitti, anche se, glielo concedo, ha contenuto qualcosa.”

“E adesso?” Chiese l’uomo anziano.

“Verrò a trovarla stasera, o forse domani, o i giorni venturi.”

“Un’ultima incertezza, un ultimo battito di ciglia… Lo apprezzo. Arrivederla signor Brad.”

Il giovane chinò leggermente il capo “Arrivederla signor Pitti.”

 

L’uomo anziano camminava lentamente, poggiandosi al bastone. Entrò nella Villa Giulia e si sedette su una panchina. Erano passati più di cinquant’anni ma sentiva ancora una piccola mano lasciare la sua, mentre la vocina gioiosa gridava “Nonno! Nonno! Il leone! Il leone della Villa Giulia!”

Stette lì ancora un poco, in compagnia della tiepida brezza pomeridiana della sua amata Palermo.