Diciamo la verità. Ci sono momenti della nostra vita, o meglio ci sono momenti della mia vita in cui anche il sorriso del sole pare una fontana che piange. Se poi è in inverno e il sole non si vede nemmeno con il cannocchiale ancora peggio. Tutto è scuro, tutto è triste. Per cui se in questo stato d’animo mi trovo a dover scartabellare tra i libri di una delle librerie di Siena e mi appare un titolo in sintonia con il mio stato d’animo, visto e preso.

 E così è stato per Dopo una lunga e penosa malattia di Andrea Vitali, Garzanti 2008. Anche la copertina ha fatto la sua parte con certi toni grigio-scuri ed un uomo lugubre che sale le scale di un vicolo stretto che mette angoscia solo a guardarlo. Ideale. Me lo sarei goduto in una specie di eccitante cupio dissolvi.

Tanto più che il suddetto libro ha vinto addirittura il premio Boccaccio come si evince dalla quarta di copertina. Ora non so e non voglio sapere come il gran Novelliere sia finito tra le grinfie di una Giuria di un giallo ma il nome stesso dovrebbe essere sinonimo di una certa qualità (ho pensato). 

E dunque mi sono messo a leggerlo con animo perturbato e commosso che una citazione ogni tanto ci sta bene. A tirare le cuoia il notaio Luciano Galimberti sofferente da tempo di angina pectoris. A dubitare di una morte naturale il dottor Carlo Lonati anch’egli colpito da questa malattia (si parte bene). Odore di fritto del morto, impronte di scarpe maschili sulla moquette, una pastiglia che non è trinitrina e invece deve essere di questa sostanza che cura l’angina, un conto di una trattoria, un annuncio mortuario un po’ strano, telefonate senza risposta. C’è qualcosa che non va.

Se a ciò si aggiunge la moglie Elsa in perenne tormento per la salute cagionevole di suo marito paragonata ad “una delle ultime foglie di quell’autunno, l’”inchiesta” che inizia il quattro e finisce il dodici novembre (per un pelo non è partita dal due), un oste che ha a casa la moglie ammalata, il vento freddo che fischia, il lago scuro, il rumore imponente delle onde, la luce faticosa dei lampioni, le foglie marce, l’odore disfatto dell’aria, il “bianco spettrale delle nubi basse”, il rintocco greve delle campane, il “De brevitate vitae” di Seneca e qualche altra leccornia mortuaria il quadro è completo.

Capitoletti brevi, ritmo lento, spezzato come una marcia funebre.

Perfetto.

 

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it