A un passo dalla tomba di Ed McBain, Mondadori 2009.

Appena letto il titolo visto e preso. Essendo un vecchietto “con un piede e tre quarti nella tomba”, come sono solito autodefinirmi, mi sento il lettore ideale. La storia è nota. C’è un ex investigatore ubriaco maledetto nella Bowery a New York, tradito dalla moglie, indagato dalla polizia e dunque ha perso la licenza. Suo rifugio la bottiglia. Quel rompicoglioni di Johnny Bridges viene a chiedergli aiuto. Proprio a lui. A Matt Cordell. Dalla cassa della sua sartoria spariscono soldi. Pochi ma continui. Non sarà mica il socio Dom Archese che glieli frega? Matt lo deve aiutare, magari dopo avere bevuto un bicchierino…No, via, non posso…va bene vengo a vedere…E la sorpresa non manca. E che sorpresa!

Da qui parte tutto l’ambaradan che vede il nostro eroe alle prese con mascalzoni, detective più o meno privati, polizia e qualche bel tocco di figliola che il fascino non lo ha perso neppure da barbone. Matt Cordell, irlandese, “tipo da bassifondi” nella zona nord-orientale di Manhattam, spalle larghe, alto un metro e ottantatre. Legato ai ricordi della moglie che ogni tanto attraversano i suoi pensieri. Bugie, bugie e bugie da tutte le parti. Racconto in prima con tono naturale venato di un certo rimpianto e di ironia. Lunghi e veloci dialoghi  inframmezzati da azione, botte, ganci e colpi vari. Dati e ricevuti. Un occhio particolare alla musica, alla band di neri e bianchi che suonano insieme alla faccia del razzismo di qualsiasi genere. Finale un po’ scontato per gli esperti. E Matt che si ritrova con la sua bottiglia.

All’interno il racconto bonsai Presunto colpevole di Giovanni Caruso nella Palermo della Mafia. Semplice e credibile. Con un tocco di sorriso.