Bambole pericolose di Barbara Baraldi, Mondadori 2010.

Nella mia rubrica “Preso nella rete” di “Thriller Magazine”, per quanto riguarda l’autrice di questo volume avevo scritto ”Mica male la signorina bianco-latte-in-nero Barbara Baraldi che mette un tremolio addosso solo a vederla. Se arriva qualcosa di suo nelle librerie di Siena sicuro che me la pappo. Ma prima mi faccio il segno della croce”.

Il libro è arrivato nelle librerie di Siena insieme con quello di Patricia Wentworth (vedete un po’ che accoppiamento), l’ho preso, mi sono fatto il segno della croce e ho iniziato la lettura. E subito mi sono trovato davanti ad un tentativo di stupro sventato dall’arrivo dell’”angelo salvatore”, ai personaggi di Mia ed Eva colpiti da un dolore che si portano ancora dentro, alle scazzottate per una bella ragazza, all’incontro con la droga.

Niente male come movimento e niente male come ventaglio di personaggi femminili. Eva, dicevo, quello principale, la bambola dagli occhi di cristallo, che lavora per una agenzia pubblicitaria, dopo avere subito un tentativo di violenza da piccola ha iniziato ad uccidere per “purificare” il mondo. Combatte nella kick boxing allenata da Franco, la gatta Miew a farle compagnia; la diciassettenne Mia lavora presso il bar di Abdul, infastidita da un tizio che la segue sempre, in perenne ricordo della sorella Marta ed in conflitto con la madre; Lisa, sua occasionale compagna, aperta, spigliata, disinibita; Silvia, insicura e infelice vuole a tutti i costi assomigliare ad Eva; Thabir, androgina, intrigante e seducente; Melanine, rabbiosa e crudele, pronta a sfidare Eva in combattimenti senza regola.

E poi la setta misteriosa della Stirpe Blu, i suoi rituali, le sue dissolutezze, il sesso come voglia e come mezzo di potere e sottomissione. Un miscuglio di rabbia, dicevo, e di fragilità, insieme al fascino della lussuria e del godimento dei sensi la ricerca vana dell’affetto, dell’amore, di un sorriso, di una carezza. La rozzezza degli uomini, ma c’è pure Franco che ama, e la infinita varietà delle donne. E nel mezzo Eva a tessere i rapporti, a consigliare, aiutare, combattere, colpire e amare. Nella sua Bologna così bella, perfida e oscura.

Tempo presente, in terza ed in prima persona, capitoletti brevi, scrittura veloce, ora intima e voluttuosa, ora cruda e realistica, ora evocativa e suggestiva, un ricordo, un rimpianto, un impasto di personale mischiato con il senso della vita e le relative domande. Sempre sul filo del rasoio per non cadere nel barocco, nell’enfasi picchiettante dello stucchevole che questo è il pericolo maggiore.

Finale concitato, movimento, lotta, morte, il colpo a sorpresa e relativa spiegazione come nel più classico dei gialli (così e così).

Chiude il libro Schegge di cristallo sempre di Barbara Baraldi. Ancora Eva in azione contro un tentativo di stupro e nel bel mezzo di una guerra tra Berkoff e…ma sì proprio lui, Chance Renard, il Professionista, come un affettuoso omaggio a Stefano Di Marino.

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Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it