Delitti doc per il commissario Brunò di Martin Walker, Sperling & Kupfer, 2010.

St. Denis fine dell’estate. Incendio di un grosso capanno di legno e del raccolto circostante. Niente di particolare se non si trattasse di un incendio doloso relativo a coltivazioni geneticamente modificate di natura strettamente riservata. All’opera il commissario Brunò Courregès che vive in una casa di campagna con il cane Gigi e vari polli domestici.  Ginnastica e passeggiate mattutine prima di entrare al lavoro. Il fuoco lo terrorizza, ricordo della guerra dei balcani, durante la quale si è beccato la croix de guerre.

Pochi indizi, una telefonata anonima ed una bandierina di metallo con una scritta che rimanda ad una società agricola. A dare manforte Jean Jacques Jalipeau, capo della sezione investigativa della police nationale per il department, “Omone grande e grosso il cui aspetto sgualcito celava un’acuta intelligenza”. In seguito arriverà pure l’ufficiale superiore del ministero dell’Interno generale Lannes a dimostrazione che la faccenda si fa seria. Tanto più che su quelle terre c’è l’interesse di Bondino, riccone californiano che vuole trasformare le attività artigianali in una produzione industriale. Di mezzo pure i Verdi con Max e la fidanzata Jacqueline (vispotta). E lo stesso Brunò alle prese con Isabelle e la sua voglia di portarlo a Parigi. Ma i formaggi, il buon vino, il paesaggio e le persone che sfornano ricordi continui lo tengono legato a St. Denis, seppure cambiata in dieci anni e diventata terra di turisti, supermercati e ipermercati. Tra una bevuta e l’altra, tra un discorso e l’altro arrivano i morti, le ombre, i sospetti (citato pure Sherlock Holmes) fino alla soluzione finale.

Un po’ lento e monotono come la figura di Brunò.

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