Già letto il primo libro Vish Puri e il caso della domestica scomparsa e fatta conoscenza con il nostro segugio indiano e il suo “contorno”. Dunque riprendo pari pari (sono del Toro) la prima parte che ce lo presenta “Siamo in India, a Nuova Delhi con Vish Puri (nome completo Vishwas), cinquantuno anni, fondatore della “Investigatori privatissimi Lid”. Bassotto, grassoccio, traccagnotto, dotato di una discreta nappa nasale, soffre di pressione alta e deve stare a dieta. Dico “deve” perché quando può scantona come si dice dalle mie parti. Suoi collaboratori (notare i soprannomi) Luci al Neon, Sciacquone e Crema Da Viso (gnocca nepalese). Uomo onesto tutto d’un pezzo (e anche generoso), è chiamato “Cicciotto” nell’ambito familiare ma dai suoi sottoposti, forse per rifarsi, deve essere assolutamente chiamato Boss. Sua diletta moglie Rumpi (in italiano tutto un programma) e sua fedele segretaria Elizabeth Runi che ha il dovere di “massaggiare con garbo il suo ego”. Piuttosto cospicuo “Sì, sono un investigatore privato, il migliore di tutta l’India, per essere esatti, come molti personaggi importanti potrebbero dirle” risponde ad uno dei personaggi. E’ pur vero, però, che nel 1999 ha ricevuto la targa Super detective dalla Federazione mondiale degli investigatori e dunque un po’ di autostima gli si può concedere. Abile nei travestimenti, da giovane ha recitato e vinto pure il premio Attore dell’Anno per una sua interpretazione di Amleto. Fissato con i berretti sandown (migliori quelli di Bares e Piccadilly). Ha una paura matta degli aerei e on gli piace essere paragonato a Sherlock Holmes, anche se tira fuori qualche deduzione che ci ricorda l’Investigatore per antonomasia. Il suo credo nel lavoro: vanno bene i metodi scientifici “Ma niente può sostituire la vecchia, classica, raccolta di notizie””.

Seconda fatica Vish Puri e il caso dell’uomo che morì ridendo di Tarquin Hall, Mondadori 2010.

Caldo infernale a Delhi (44 gradi), Vish Puri nella sua Ambassador con Freno a Mano che guida, per risolvere il problema di un il cliente costretto a pagare una tangente per iscrivere i suoi figli in una buona scuola (classico fenomeno di corruzione per cui tutto il mondo è paese).

Ma il caso vero è costituito, questa volta, dalla fine misteriosa del dottor Suresh Jha, matematico di chiara fama che smaschera e ridicolizza i maghi e i santoni, soprannominato, per questo, l’”Acchiappaguru”. Fine avvenuta al Club delle risate del Rajpath, per opera di una spaventosa dea Kali venuta fuori all’improvviso dopo un boato ed una luce accecante, mentre tutti i presenti (eccetto uno) ridevano a crepapelle e non potevano muoversi. Nel contempo la moglie Rumpi ( che spende troppo) e la suocera Mammina si danno da fare per scoprire il colpevole di uno strano furto avvenuto al kitty party dove erano presenti (perché sono stati presi i soldi e non i gioielli?).

Puri sempre in forma e sicuro di sé “Nessuna magia né trucchi da illusionisti né acrobazie verbali può fermarmi”. Non manca qualche spunto sulla società e la vista dello slum di Delhi con le sua miseria, la sporcizia, le baracche, infestato da ogni tipo di animale. Puri la vede così “L’uguaglianza è un’ottima cosa…Ma se la godano gli altri. Io mi tengo la macchina e l’autista”.

L’indagine si concentra sugli illusionisti (soprattutto sul Divino Maraharaj Swami, venerato come un santo) che hanno potuto creare una scena così incredibile e raccapricciante, avvalendosi dell’aiuto dei soliti collaboratori. Indagine che si interseca e incastra perfettamente con la vita sociale e familiare di Puri (gioca anche a Chaturanga, il precursore indiano degli scacchi) senza strepiti di sorta. Leggerezza, semplicità, ironia. Una piacevole lettura.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it