Avendo tra le mani un libro di un amico come Mario Leoncini non potevo lasciar perdere. Tanto più quando tratti di un gioco a me così caro: gli scacchi. Che, con il giallo, hanno pur sempre in comune il tema della morte violenta. Basti pensare al significato dell’espressione Scacco matto = Il Re è morto. E non di morte naturale ma perché colpito da un pezzo avversario, nero o bianco che sia. Essendo però del Toro, ergo pigro da morire, sfrutto una recensione già scritta con la certezza che non avrei potuto fare meglio.

Natura simbolica del gioco degli scacchi di Mario Leoncini, Arcore 2010.

Gli scacchi non sono solo un gioco ma un veicolo di comunicazione della cultura. Tra i pochi divertimenti e piaceri superstiti ad ogni variazioni di gusto, degli usi e costumi sociali, sebbene sempre visti in modo ambiguo, gli scacchi sono tutt’altro che un gioco sterile e incapace catturare la sfera inconscia dell’io. Attorno al nobile gioco ruotano l’ammirazione del profano, la fantasia del bambino, l’ansia da prestazione, la voglia di vincere, la paura della scelta e della morte. Tutti gli scacchisti vivono emozioni forti, se giocano. Ma l’arte degli scacchi non coincide con gli scacchi nell’arte: essi pretendono uno spazio più universale proprio perché parte integrante della nostra stessa cultura occidentale. Non può essere un caso che siano stati messi alla prova dell’Intelligenza Artificiale, come ambito privilegiato e ristretto attraverso cui elaborare una forma di pensiero non umano. La Natura simbolica degli scacchi è un’indagine sulle varie simbologie nate e cresciute attorno agli scacchi, in modo sempre clamorosamente fascinoso, proficuo e profondo. Leoncini si sposta tra vari quadri simbolici e culturali con grande maestria: dalla relazione del gioco con le varie ideologie politiche, tra dittature, totalitarismi e democrazia; dalla relazione con le fedi religiose cristiane e islamiche per finire alla relazione che gli scacchi hanno avuto con l’arte.

Siamo di fronte ad un lavoro di quella che gli storicisti chiamerebbero scienza dello spirito e nel suo senso più pieno e migliore. Leoncini, infatti, non si limita a riportare le varie rappresentazioni fatte degli scacchi nelle varie epoche storiche, ma indugia sulla valenza significativa che quella particolare rappresentazione cattura. La grandiosa ricostruzione in chiave storico-culturale del mondo-attorno-al gioco si fonda su una grande conoscenza della storia, in generale, e degli sacchi nello specifico, riuscendo così a intrecciare sapientemente il quadro globale con il singolo punto. Gli strumenti scientifici a disposizione dell’autore sono messi a punto con rigore non asettico garantendo precisione del dato e leggerezza nella lettura.

La struttura del libro è articolata secondo una serie di quadri in un’esposizione, attraverso una sistematica sovrapposizione logica controllata. Pur senza capitoli, il libro si articola da solo ma sempre chiaro, in parti dove l’angolatura della prospettiva cambia in modo naturale, rendendo così impossibile alla noia far capolino. D’altra parte, la struttura è funzionale non tanto alla fruizione quanto alla natura stessa dell’argomento, uno, ma interpretato in cornici molteplici attraverso punti di vista messi in relazione. Natura simbolica degli scacchi è un lavoro sostanzialmente unitario nell’oggetto, nel metodo di analisi e nella presentazione prosastica dei risultati ma poliedrico nelle sue sfaccettature.

Non è un’opera prima, questa, e si vede. Il libro conserva tutte le qualità della spontaneità del principio senza le imperfezioni dell’immaturità, se l’autore ne ha mai avuta. Leoncini aveva già scritto altri lavori e composto altri libri di indubbio valore e fascino ma se la sua abilità indiscussa si trova sempre, in questo breve libro è condensata la sua intera riflessione con uno spazio e ampiezza veramente ragguardevoli.