L’universo del crimine di Ed Mcbain, Einaudi 2011.

Una antologia di racconti polizieschi con postfazione di Luca Briasco. Andrò a ruota libera, un po’ sgangherata se vogliamo, saltando di qua e là con spunti di trama e di commento mischiati insieme.

Il giovane Stevie e il barbone Jim Skinner beccati dalla polizia, eccitazione del giovane delinquente preso dall’estasi della potenza, la saggezza di Skinner che lo invita a negare sempre, l’interrogatorio, la sfilata degli imputati, l’arroganza che lo perde; l’”eroe” Harry che combatte da solo con i poliziotti arroccato in un palazzo, un mito per chi racconta; la passione di Falco pescatore per la ragazza muta, la sensualità, l’ossessione di possederla; ironia e umorismo nel racconto del “fregatore” di automobili a sua volta fregato con il tizio che si addormenta mentre lo ascolta; il sorriso che diventa una sonora risata con Dudley Sledge e la bella Melinda Jones, Agnes per gli amici, quasi una parodia del gangster picchiatore e della bella picchiata, e dopo la risata il velo di tristezza che ti avvolge con la piccola uccisa e lasciata in una chiesa; un sogno, un incubo, lo stupro e l’uccisione di una ragazza, l’indagine, le foto porno, l’ingrandimento di un particolare (un classico) per risolvere il caso; il grande giorno della rapina, i preparativi minuziosi, i calcoli esasperati, le speranze e i progetti futuri della banda; due nemici che si giocano la vita alla roulette russa e tra un tentativo e l’altro si aprono fra loro, le confidenze, la mamma, la fidanzata, i progetti, l’umanità che fa capolino ma…; la violenza del detective Frank Randolph, la sua furia cieca, “una bestia assetata di sangue”, il mondo intorno di puttane, papponi, ladri, truffatori, e Betty che per la prima volta si lascia andare stanca di lottare “per restare pulita”; il marcio nella polizia, la delinquenza minorile, la droga, la New York delle bande, i Royal, i Guardian, l’uomo che si ritrova solo a contatto con la morte, la paura e l’indifferenza degli altri, scappare per non essere preso anche se si è innocenti; Steve Carella e l’ottantasettesimo distretto, la vigilia di Natale, il solito via vai di delinquenti, una ragazza che partorisce, un dono del cielo in un mondo di merda. E altro ancora.

Racconti secchi, affilati, precisi, niente svolazzi retorici, affidati spesso alla grande perizia nei dialoghi. Una bella varietà di temi fra cui il destino cinico e baro che si diverte a dissolvere speranze che nascono quando meno ci si aspetta. C’è astuzia investigativa in questi racconti, cervello e movimento, botte e sparatorie, il colpo di scena perfetto con riferimenti più o meno evidenti a Spillane, Thompson, Hammett, Woolrich. C’è tutta una umanità perduta per sempre (inutile lottare) e quella che potrebbe riscattarsi se…C’è la violenza del crimine e quella della polizia, c’è l’egoismo, la frustrazione e la fredda solitudine. Ogni tanto un sorriso, una piccola luce nel buio del male.

Terminata la lettura sono ritornato indietro a “La prigioniera”, il racconto di Frank Randolph e Betty. Quasi per istinto. L’ho riletto e, forse perché sono diventato nonno e un po’ rincoglionito, mi sono pure commosso.

Eccellente.

Sito dell’autore www.libridiscacchi.135.it

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