Ci chiediamo quanti altri interessanti romanzi avrebbe scritto l’autore C. St. John Sprigg se non fosse morto giovanissimo, a soli trent’anni, mentre partecipava attivamente alla guerra civile spagnola.

Nel numero 115 della collana I bassotti, la Polillo Editore presenta L’alibi perfetto (The Perfect Alibi) che fu scritto nel 1934.

Sprigg è stato un autore precoce e già a soli quindici anni scriveva articoli per lo Yorkshire Observer.

Ha scritto cinque romanzi gialli sempre con gli stessi personaggi: l’ispettore Bernard Bray della polizia di Londra e il giornalista investigatore Charles Venables.

L’autore: 

Christopher St. John Sprigg (1907-1937), nato a Londra, figlio di un giornalista, a soli 15 anni iniziò a scrivere per lo Yorkshire Observer. Dopo aver diretto per qualche tempo l’Aircraft Engineering, un giornale di aviazione, all’età di 27 anni fu conquistato dalle teorie marxiste e, come vari intellettuali inglesi della sua generazione, si iscrisse al partito comunista. Nel 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola, il partito raccolse fondi per acquistare un’ambulanza e Sprigg si offrì di condurla in quel paese. Al suo arrivo si unì ai volontari delle Brigate internazionali e il 12 febbraio 1937 venne ucciso in combattimento. Nonostante la morte prematura – non era ancora trentenne – aveva già scritto diversi testi di critica marxista e una raccolta di poesie, tutti pubblicati postumi sotto lo pseudonimo di Christopher Caudwell. Con il suo vero nome aveva invece firmato, oltre a libri sull’aviazione, sette romanzi gialli realizzati nell’arco di cinque anni. Nel primo, Crime in Kensington (1933, Pass the Body nell’edizione americana), compaiono i suoi personaggi per eccellenza, l’ispettore Bernard Bray della polizia di Londra e il giornalista investigatore Charles Venables. A eccezione di The Perfect Alibi (1934, L'alibi perfetto - I bassotti n. 115), tutti i gialli dello scrittore sono inediti in Italia.

La “quarta”: 

Antony Mullins, magnate inglese degli armamenti, viene trovato morto carbonizzato nel garage della sua villa in seguito a un incendio. L’ipotesi che si tratti di una tragica fatalità viene scartata dalla polizia del posto quando scopre non solo che l’incendio era stato provocato da un corto circuito di origine dolosa, ma soprattutto che al divampare delle fiamme l’uomo era già morto per un colpo di pistola alla testa. Le stranezze, però, non finiscono qui. Mullins, sospettando che sua moglie lo tradisse con Ralph Holliday, nipote di lui nonché socio in affari, aveva da poco cambiato testamento escludendo Holliday dall’eredità e concedendo una rendita a vita alla moglie solo se fosse morto per cause naturali. Che si tratti di un suicidio mascherato da omicidio per diseredare la moglie infedele? Improbabile, dato che il garage era chiuso a chiave, ma all’interno non c’è traccia né della chiave né dell’arma che ha sparato. Dunque si tratterebbe di un delitto, se non fosse che ogni persona sospetta sembra dotata di un alibi inattaccabile. Tra dubbie confessioni, tentati omicidi e colpi di scena di ogni sorta, sarà Charles Venables, giornalista con un fiuto da detective, a risolvere l’enigma di questo mystery del 1934, smascherando non solo il “perfetto” alibi dell’assassino, ma anche quello… dell’assassinato.

C. St. John Sprigg, L’alibi perfetto (The Perfect Alibi, 1934)

Traduzione Dario Pratesi

Polillo Editore, collana I bassotti 115, pagg. 300, euro 15,40