L’ho uccisa perché l’amavo- Falso! di Loredana Lipperini e Michela Murgia, Idòla-Laterza 2013.

Non è un giallo, non è un thriller, non è un noir. E’ una storia vera di omicidi. Assassino l’uomo, vittima la donna. Un numero sempre crescente in aumento. Centinaia all’anno. Una strage, un femminicidio. Donne abbandonanti, uomini abbandonati.

Da qui un momento di pausa, di riflessione. Anche di accusa da parte delle due autrici. Intanto non è la natura che fa gli uni diversi dalle altre. E’ la cultura che conta. Stereotipi da tutte le parti come i maschi predatori e le femmine predate. Fin dalla nascita. La morte della donna è sempre bella e avvincente. Basta solo qualche esempio, tra gli innumerevoli, nella letteratura, nella poesia, nel teatro, perfino nella musica. Voluttà e strazio nella morte femminile se ne trovano a iosa e la carezza nel pugno di Celentano è lì a ricordarci il problema.

Di converso si dice che gli uomini ammazzano perché fragili e ad aprire il conflitto sono state le femministe che negano l’ordine naturale dei sessi. C’è pure tra le donne chi sostiene questa tesi. E poi, via, la statistica non è così diversa da quella delle altre nazioni. Anzi il numero delle donne uccise in Italia sembra addirittura minore. Il femminicidio non esiste.

Io non voglio bloccarmi sulla terminologia, sulle definizioni. So per certo, tuttavia, che una caterva di donne vengono picchiate, violentate e uccise dagli uomini. Questo è un dato di fatto che pone un problema inquietante di cultura e di rapporto civile nella nostra società e ben vengano libri come questo a farci pensare, a farci riflettere su un fenomeno che non può essere trascurato se non, addirittura, messo da parte. Purtroppo è cronaca di tutti i giorni.