Spinto dalla bella recensione di Lucius Etruscus e dalla passionaccia per gli scacchi, ho preso La regina bambina di Tim Crothers, Piemme 2013.

A pagina ottantasei mi sono fermato con un groppettino in gola (tipico dei vecchietti). Qui c’è Phiona, la “regina bambina”, con una pentola di mais sulla testa per portare qualche soldo a casa. Sveglia alle cinque, tre ore di viaggio andata e ritorno attraverso Katwe, il più grande slum di Kampala, “uno dei posti peggiori della terra”. Miseria e miseria, dopo un lungo racconto di brutalità, di stenti e di fame nell’Uganda travolta dalla guerra civile. Protagonisti tanti disperati, tra cui la madre Harriet Nakku che va avanti per la forza di sopravvivenza coniugata con la fede in Cristo (straordinaria la sua figura) e Robert Katende, che riesce ad aprire una scuola di scacchi per aiutare i bambini sfortunati dello slum (ricevono almeno un pasto al giorno).

Ed è qui che arriva Phiona. A nove anni. Ed è qui che cambia la sua vita. Con la sua forza, la sua volontà, i dolori e i sogni che tiene dentro di sé. E il premio arriva con la partecipazione, addirittura, alle Olimpiadi del 2010! Sconfitte, vittorie, tristezze e gioie fino a quando diventa “la migliore scacchista indiscussa di tutta l’Uganda”. Altre figure di ragazze e ragazzi emergono possenti con le loro storie, ora in terza persona, ora in prima a rendere più concreto, reale, e talora drammatico, il racconto. Gli scacchi come evoluzione del pensiero e, soprattutto, come possibilità di miglioramento e riscatto sociale. La vita, d’altra parte, è un po’ come una partita a scacchi (l’aveva detto anche Spassky).

A colpire il cuore del lettore non c’è bisogno di raffinati espedienti stilistici. A volte basta esporre i fatti, le vicende, così come sono. Ricche di tanta, sofferta, umanità.