«Ganimard, dimentichi il tuo orologio». «Il mio orologio?» «Sì, si è smarrito nella mia tasca». Cos’è un personaggio protagonista senza un’ottima spalla da martoriare con mille battute e lazzi?

Non pago di torturare il povero ispettore Ganimard, suo antagonista fisso, ad un certo punto Maurice Leblanc decide che Lupin ha bisogno di una spalla di più alto livello, di incontrare quindi il personaggio di cui è palese parodia: il 15 giugno 1906 su “Je sais tout” appare Sherlock Holmes arrive trop tard... e tutto esplode. Esplodono i fan estasiati, ma soprattutto esplode Sir Arthur Conan Doyle... che si infuria a morte e diffida Leblanc dall’usare ancora il nome del suo personaggio!

          

«Domani, alle quattro di sera, Sherlock Holmes, il grande poliziotto inglese per il quale non vi sono misteri, Sherlock Holmes, il più straordinario decifratore di enigmi che si sia mai visto, il prodigioso personaggio che sembra forgiato di sana pianta dall’immaginazione di un romanziere, Sherlock Holmes sarà mio ospite».

È davvero facile sentire dietro queste parole il riso divertito di Leblanc che sta giocando con la realtà e la citazione. In fondo cos’è il suo Lupin se non la versione contraria di Holmes e Ganimard la sua parodia? «Ganimard è il nostro migliore detective. Vale quasi... vale quasi Sherlock Holmes!» Non è quindi la prima volta che nell’universo di Lupin fa capolino il detective britannico. Ma il 15 giugno 1906 tutto cambia, perché mentre Lupin sta scappando dal luogo dove ha compiuto un furto in grande stile, incontra per la strada proprio lui, Holmes, che sta arrivando per indagare.

«Se qualcuno avesse potuto sorprenderli in quell’istante, sarebbe stato uno spettacolo commovente il primo incontro di questi due uomini così potentemente armati, tutti e due veramente superiori e destinati fatalmente per le loro speciali attitudini a scontarsi contro due forze uguali che l’ordine delle cose spinge l’una contro l’altra attraverso lo spazio.» L’estasi di Leblanc è tangibile, ma tutta la sua stima per il detective inglese non gli impedisce di prenderlo un po’ in giro.

Dopo che questi risolve l’enigma del furto di Lupin in tempo brevissimo, denotando quindi grandi doti deduttive, andandosene inciampa in un pacchetto lasciato da Lupin prima di fuggire. Lo apre, e trova dentro... «È il suo orologio!» esclama il padrone di casa: «Arsène Lupin le rimanda il suo orologio!» Con uno scroscio di risa in faccia al povero Holmes, scopriamo che durante l’epico incontro dei due Lupin ne ha approfittato per quel gesto che solitamente dedicava a Ganimard: il furto dell’orologio.

Sherlock Holmes nasconde a malapena grande stizza e promette che metterà in futuro la mano su Lupin. «Ho idea che Arsène Lupin e Sherlock Holmes s’incontreranno di nuovo un giorno o l’altro... Sì, il mondo è troppo piccolo perché non s’incontrino. E quel giorno...» Le monde est trop petit pour qu’ils ne se rencontrent pas... et ce jour-là... Con questa sospensione si chiude il primo incontro di un personaggio e della sua parodia, divenuta talmente importante da permettersi di dileggiarlo.

      

Fin qui si è usato il nome vero e completo del personaggio di Conan Doyle, esattamente com’è apparso sulle pagine di “Je sais tout” nel 1906. Quando poi nel 1907 i racconti di Leblanc sono stati raccolti in volume – Arsène Lupin, gentleman cambrioleur – e sono arrivati oltremanica, l’ira dello scrittore britannico è calata sotto forma di vie legali: come si è anticipato, Leblanc si ritrova diffidato dall’utilizzare ancora il nome di Sherlock Holmes. Nessun problema: nasce immediatamente Herlock Sholmès con tanto di ineffabile Wilson al suo fianco. In fondo, tutti al mondo possono capire a chi veramente si sta riferendo Leblanc...

Sebbene le raccolte dei racconti di Lupin arrivino prestissimo in Italia, lo stesso parliamo del dopo-veto doyleano, quindi i lettori dei Romanzi del Corriere della Sera, dal 1911 in poi, fanno la conoscenza direttamente di Sholmès, ignorando il gusto di leggere su carta il vero nome del personaggio dileggiato da Leblanc.