La scatola d’argento di Margaret Millar, Mondadori 2014.

Messico, due amiche del cuore, Wilma Wyatt ed Amy Kellogg, alla ricerca di distrazioni. Ne ha bisogno soprattutto la prima, imperiosa e strafottente, divorziata e senza genitori morti in un incidente aereo; la seconda timida, impacciata che n’ha ingoiati di rospi. Wilma si sente male, dice di essere stata avvelenata. Malattia del turista per il dottore del luogo. Ha comprato una scatola d’argento come regalo a Rupert, marito di Amy, che non la prende tanto bene. Poi, la domenica 7 settembre, testimoni oculari vedono Wilma scavalcare il balcone e buttarsi di sotto con la scatola d’argento. La cameriera Consuelo Gonzales, occhi e orecchi dappertutto, dichiara che ha sentito un grido, ha visto la signora Kellogg a terra sul tappeto con la testa sanguinante e priva di sensi. Dunque suicidio (tra l’altro la morta pure ubriaca). Amy sparisce, ma il guinzaglio del suo amato cane è ancora a casa. Qualcosa non quadra.

Il fratello di Amy, Gill, pensa che Rupert abbia ucciso la moglie, voglia ereditare il denaro e sposare la segretaria che lo “accarezzava” con lo sguardo. Per questo motivo assolda l’investigatore privato Elmer Dodd, “un esuberante ometto dalla capigliatura folta”, con alle spalle un sacco di mestieri. L’indagine è accurata, svolta tra mille complicazioni e sospetti familiari e ci scappa pure il morto ammazzato. Bella storia ricca di tensione, inquietudine e suspense con tranello finale in cui ricompare la scatola d’argento. Margaret Millar è stata la moglie del più noto Kenneth Millar, ovvero Ross Macdonald. Magari non alla sua altezza ma mica male.