Il vigneto Da Vinci di Giovanni Negri, Piemme 2015.

Nei primi brevi capitoletti ci sono tutti (o quasi, altri ne troveremo in seguito): il commissario Cosulich in albergo a Milano per l’esposizione universale, sta invecchiando (passati i quaranta), fili bianchi tra i capelli castani, occhiali quadrati, zigomi pronunciati, sguardo “mobile e vivace”, scarpe Sklapas belle robuste, solito succo di pomodoro, suo collaboratore ispettore Mastrantoni; Angelo Fantini, “magro, alto e segaligno”, creatore della BioMov, per la promozione della “cultura biologica, biodinamica, vegetariana e ormai vegana”, lotta senza quartiere soprattutto contro le multinazionali dell’agroalimentare (era stato studente di Attilio Scienza che vedremo fra poco); Eleonora Ghisolfi di Valmy, aristocratica dal “seno prorompente” alla ricerca di grana per l’azienda e di “movimento” per la sua vita monotona; Giacomo Belotti, ricco imprenditore di olio; Carlotta Berlingheri, ricercatrice universitaria alla facoltà di Agraria.

Tutto ruota intorno ad Attilio Scienza, docente all’Università di Milano, che doveva tenere il discorso inaugurale alla esposizione. E’ sparito. Non si trova. Suo culto le scoperte di Leonardo da Vinci, che aveva pure una vigna e il nostro professore era stato incaricato dal Comune di studiare e promuovere quel vigneto. Perché sia sparito è un problema da risolvere per Cosulich che si trova in mezzo a carriere universitarie, al mondo dell’agricoltura, della viticultura, dei movimenti ambientalisti, di coloro che vogliono sfruttare le conoscenze dello scienziato, dei giornalisti che si infilano dappertutto. E in mezzo, pure, a questa benedetta vigna di Leonardo avuta da Ludovico il Moro come compenso per il Cenacolo, che in qualche modo deve entrarci nella scomparsa di Scienza. Alti e bassi, qualcosa che sfugge, l’esultanza, il ripensamento, squarci di società, personaggi ben costruiti, la conclusione finale così e così. Un buon libro. Eccezionale per chi desidera sapere tutto sul vigneto di Leonardo.