Zero assoluto di Michael Crichton, Garzanti 2015.

Il racconto di un nonno al nipote. Del radiologo americano Peter Ross a Todd che lo riprende con la videocamera per una ricerca scolastica. Spagna 1967, ventisei anni, altezza uno e ottantatré, peso ottantadue chili. Seguiamolo.

Deve tenere una relazione al congresso, ma chissà quante ragazze sulla spiaggia di Tossa de Mar! E in effetti ce ne sono dappertutto, tra queste Angela Lock, inglese “spettacolare: capelli neri, gambe lunghe e un bikini rosa shocking”. Bene (sarà la sua compagna di avventura). Solo per un attimo. Arriva un uomo basso dalla pelle scura “Non deve fare l’autopsia!”. Male, anche perché il nostro Peter cade dalle nuvole. Quale cavolo di autopsia deve fare? Glielo spiega poco dopo il gangster Robert Carrini: al fratello ucciso per inserire qualcosa nel suo corpo. Il quale corpo sparisce e tutti alla caccia del medesimo, dal “conte” al “professore” (non lasciatevi ingannare dai soprannomi) e Peter sballottato dappertutto, perfino in galera. Sue probabilità di sopravvivenza zero, zero assoluto.

Travestimento, fughe, sesso, amore e non amore, uomini e donne che non sono quello che sono, moribondi che bussano alla porta e stramazzano sul pavimento, lo smeraldo di Cortés, un cane che azzanna, un falco tremendo che fa una strage, velocità di scrittura, ironia, continue sorprese e citati pure gli scacchi. Una storia incredibile. Anche il nipote alla fine è dello stesso avviso e piuttosto sgomento perché “nessuno crederà a questa storia pazzesca”. Ma noi un poco sì, via, e ci sorridiamo sopra secondo intento dell’autore.

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