Il delta delle tenebre di Thomas H. Cook, Mondadori 2015.

Thomas H. Cook è un furbo matricolato di tre cotte. Guardate un po’ come riesce a farci abboccare all’amo della curiosità e dell’interesse. Luminosa mattina di aprile del 1954. Il giovane Jack Branch accetta il posto di insegnante alla Lakeland High School, proprio dove aveva insegnato suo padre per quasi vent’anni prima dell’”incidente”. Ecco la prima esca gettata. Ci parla di un “incidente” ma non ci spiega in che cosa consista (lo sapremo molto più avanti). Subito dopo arrivano alcune domande relative ad un processo che si ebbe in seguito rivolte allo stesso Jack. Senza, naturalmente, la spiegazione in che cosa consisteva questo processo. Seconda esca e il pesce-lettore (in senso positivo, eh!) ha abboccato. Se a ciò si aggiunge che le lezioni di Jach Branch vertono sul “male” con letture e citazioni che viaggiano anche fin nell’impero romano per risalire a Jack lo Squartatore, l’atmosfera da brivido è perfettamente delineata e noi siamo lì che scodinzoliamo fuori dall’acqua tirati dalla lenza di Cook.

Ma non è finita qui. Tra gli studenti che seguono il corso c’è il figlio di un assassino “tristemente noto alle cronache locali per il brutale omicidio di una studentessa”, e il nostro insegnante lo incoraggia a fare un lavoro di approfondimento proprio su questo tristissimo caso. Che diventa un approfondimento della vita dello studente, della sua vita stessa attraversata da dubbi (“Forse non sei l’uomo che credevi di essere” gli dice Nora, di cui si è innamorato), del rapporto con suo padre (che scrive un libro su Lincoln) e dei lati oscuri della città.

Il pesce-lettore, già da tempo finito nel cestino, è tenuto in continua tensione attraverso un miscuglio di tempi e di tecnica narrativa sopraffina: uso di un martellante flash back, di notizie tratte da più fonti intercalate fra loro, una attenzione particolare, per esempio, agli occhi, agli sguardi dei personaggi ora pensosi, imbronciati, belli, privi di luce, immobili, malinconici, neutrali. Thomas H. Cook è un furbo matricolato di tre cotte. Da togliersi il cappello quando pesca.

P.S.Tradotto mirabilmente da Mauro Boncompagni.