Più sporco della neve di Enrico Pandiani, Rizzoli 2015.

Inverno, nel pieno della notte. Un furgone, con a bordo due uomini, salta in aria. Intanto Zara Bosdaves, investigatrice privata (aiutata dall’informatico Piero Bona), se la vede con uomo che cerca di uccidere la moglie (caso risolto).

A casa, siamo a Torino, il vecchio padre, una ragazza rumena ad aiutare nelle faccende domestiche, François suo nuovo compagno di vita dopo il divorzio (poco simpatico al genitore perché, tra l’altro, cucina “un po’ troppo speziato”). Zara non è tranquilla, lo vede “diverso dal solito, più taciturno”, ha paura di perdere il suo amore e la figlia Valia è lontana a studiare in Inghilterra.

François, in effetti, è preso da una vicenda difficile. Una donna, Agnes, è stata massacrata di botte, lui e un amico algerino (si occupa di rifugiati politici) sono alla ricerca del colpevole. Intanto un nuovo lavoro per Zara, deve ritrovare il marito Aurelio di Teresa Giordano, ricercato pure da un trio di malviventi un po’ sgangherato con il classico delinquente-bambino.

Problemi di drammatica attualità in questo libro: il razzismo e il falso sorriso di accoglienza, il traffico dei permessi di soggiorno, la crisi, il nero, la violenza del maschio sulla donna, ma anche comprensione e aiuto che l’uomo non è solo male. Accanto ai problemi generali quelli della nostra investigatrice, il suo momento di crisi con il compagno, il complicato rapporto con il padre, la figlia lontana, la difficoltà dell’indagine. Movimento, azione, colpi di scena (anche troppi), un dipinto ambito da molti, la paura, il pericolo, morti ammazzati, spunti ironici, canzoni e cantanti a creare atmosfera, un po’ di sesso che ci sta sempre bene. E neve, tanta neve. Dopo la saga di Les Italiens, Pessime scuse per un massacro e La donna di troppo il vecchio Panda ha colpito ancora.