Tutto ebbe inizio con un cacciatore di pelli originario del Montana, negli Usa. Il suo nome era Ken Parker, il quale, come molti appassionati di fumetti sapranno, venne concepito da Giancarlo Berardi e fu il protagonista di una delle sue serie di maggior successo, intitolata appunto Ken Parker. Berardi nacque a Genova nel 1949, collaborò a varie serie (una fra tutte Diabolik) e nel 1986 sceneggiò alcuni episodi della serie a fumetti di Sherlock Holmes, illustrata da Giorgio Trevisan. Fu poi l’ideatore di numerosi personaggi, quali Marvin il detective e il già citato Ken Parker, le cui avventure vennero pubblicate dalla Sergio Bonelli Editore dal giugno 1977.

Tuttavia nel 1998, dopo alterne vicende, la serie parve giungere alla sua conclusione. Lo stesso Berardi spiegò in una lettera ai lettori che il numero di copie vendute era divenuto inadeguato e che inoltre il padre di Ken Parker desiderava dedicarsi a nuovi progetti. Le occasioni per dedicarsi a qualcosa di nuovo non si fecero attendere. Caso volle infatti che, mentre i fan di Ken Parker insistevano per l’uscita di un nuovo fumetto firmato Giancarlo Berardi, la Sergio Bonelli Editore dovesse affrontare il seguente problema: l’esigenza di aggiungere all’interno del proprio catalogo una serie prettamente poliziesca.

Inizialmente Berardi propose le idee per due nuove serie, completamente diverse l’una dall’altra: il fantascientifico Stark e Draco, incentrato su una trama tipica del genere spionaggio. Bonelli rifiutò entrambe le idee e Berardi decise allora di puntare sul genere noir: da qui nacque Julia – Le avventure di una criminologa, serie che esordì nel 1998 e riscontrò fin da subito un discreto successo, nonostante l’atmosfera particolarmente drammatica che caratterizza l’intera storia e che all’inizio lasciò spiazzati sia il pubblico sia l’editore. In particolare Bonelli espresse molte perplessità riguardo alla trama, un po’ troppo angosciante, dell’albo n. 6, Jerry è sparito.

Per questo, nei numeri successivi, Berardi decise di creare un “contrappeso” all’elemento tragico su cui si basano generalmente le avventure di Julia, approfondendo gli aspetti umoristici e gli episodi della vita quotidiana della criminologa. Questa si rivelò probabilmente la decisione vincente alla base del successo di Julia.

Lo stesso nome della protagonista non venne scelto casualmente: fu chiamata Julia traendo spunto dalla gens Iulia, un omaggio all’origine italiana del personaggio, mentre il suo cognome Kendall non era altro che un implicito riferimento all’altro “figlio” di Berardi, Ken Parker. Infine, per decidere come sarebbe stata fisicamente la giovane criminologa, Berardi prese spunto da una delle sue attrici preferite, la britannica Audrey Hepburn. Tuttavia, ancora più interessante è il fatto che Berardi, per poter meglio affrontare le tematiche della serie, affrontò quello che si potrebbe definire un vero e proprio percorso di studi! Seguì per alcuni mesi corsi di criminologia presso l’Istituto di Medicina Legale di Genova e si documentò come meglio poté, leggendo molti testi di psicologia, sociologia, psichiatria, psicanalisi, medicina legale e balistica, nonché romanzi e articoli di cronaca, ai quali aggiunse poi la visione di numerosi film e documentari.

La creazione di Julia fu quindi il frutto di un lavoro molto più grande di quanto non si potrebbe pensare. Lavoro che è stato comunque premiato dal successo che il personaggio ha in breve tempo ottenuto, tanto che più volte Julia è stata scelta come testimonial per campagne di sensibilizzazione sociale. Ricordiamo per esempio la battaglia contro il silenzio dei mass media sulle violazioni dei diritti umani nel corso della campagna Dimmi di più, organizzata nel 2007 da Medici Senza Frontiere. Impossibile dimenticare poi l’iniziativa partita nel 2013 con lo slogan Il fumetto dice basta!, nel corso della quale Julia, Eva Kant, Dylan Dog e molti altri famosissimi personaggi si sono riuniti per combattere il femminicidio e la violenza sulle donne.