Lo strangolatore di Moret e altri racconti di Georges Simenon, Adelphi 2018.

L’arresto del musicista

José, il leader di una delle migliori jazz band di Montmartre, chiede aiuto, mediante telefonata, a Torrence, capo dell’Agenzia di investigazioni O. Stanno per arrestarlo all’Hotel du Dauphiné, dove ha preso alloggio insieme a Julie, una volta la donna del Banchiere. E’ accusato di avere ucciso, accoltellandolo, Zio John, un riccone americano strambo che frequenta i locali notturni. Lui è innocente, giura, e pensa che dietro all’omicidio ci sia lo zampino del Banchiere che rivuole la sua donna e ha fatto mettere, o messo lui stesso, il pugnale sporco di sangue nel suo sassofono. Torrence gli crede e, con l’aiuto dei soci Emile e Barbet, andrà pure contro la legge per dimostrare la sua innocenza.

Lo strangolatore di Moret

Caso particolare, particolarissimo, per non dire incredibile. I fatti accadono il 7 giugno. Due delitti commessi fuori dal territorio di Parigi. Che attirano l’attenzione dell’Agenzia O, di Torrence, Emile e Barbet. Una capatina sul posto, tra l’altro incantevole, così per pura curiosità. In breve la scoperta “Due uomini che si chiamano allo stesso modo, che dichiarano entrambi di venire da Carcassonne, che in due locande di Moret-sur-Loing chiedono la camera 9, e che subiscono la stessa sorte, nella stessa notte!”. Strangolati e, addirittura dopo un mese, non riconosciuti. Pazzesco. Aggiungo un altro morto nell’armadio, una signora che scrive e scrive e un centinaio di magnifiche perle…

Il vecchio con il portamine

Emile ad un tavolo all’aperto di un caffè dei Grands Boulevards. Qualcosa lo strappa dal suo stato di torpore. Ma non sa cosa sia. Poco distante da lui un tacco che colpisce il marciapiede con colpi secchi. Ora ha capito. Trattasi di un messaggio in codice Morse che lui ha imparato in Marina “Rue Blomer 22…Terzo piano”. La risposta, sempre in messaggio Morse, questa volta di un cucchiaino battuto su un piatto “Ricevuto.”…Non resta che seguire la ragazza. Ma non sembra sia il solo se la insegue anche “una certa bombetta e un certo vestito scuro.” La faccenda si complica con un uomo morto dentro un armadio. Di mezzo pure la polizia polacca e matrici autentiche che servono a stampare banconote.

L’Agenzia investigativa O è stata fondata da Torrence, il possente Torrence che abbiamo conosciuto seguendo le inchieste del commissario Maigret di cui è stato, per quindici anni, il suo braccio destro. Poi c’è Emile, alto e magro, capelli rossi e lentiggini, il fotografo, ma in realtà la vera mente dell’Agenzia. Segue Barbet, ex ladro ed esperto pedinatore che ha ritrovato in questo lavoro una nuova vita. Chiude il cerchio Berthe, la segretaria tuttofare.

Questi tre racconti non sono dei capolavori ma pur sempre gradevoli, ben congegnati, ricchi di colpi di scena, spruzzati di ironia e paradosso. Classica scrittura incisiva di Simenon che con un paio di tratti ti delinea il personaggio e la bizzarra situazione.