Torna a far parlare di sé, questa volta con il libro L’eco della vendetta (Chance Edizioni), Tony Della Rocca, investigatore italo-americano e uomo tormentato che ha dei sospesi irrisolti pronti a chiedergli conto.

Andiamo a scoprire il secondo capitolo della tetralogia dedicata alle indagini di Tony Della Rocca nato dalla penna di Rubina E. Rossi, uno pseudonimo dietro cui si nascondono Barbara Capotondi e Giorgia De Luca.

Come ha preso vita il personaggio di Tony Della Rocca?

Tony Della Rocca è nato di getto, durante una passeggiata nel centro di Ferrara nel corso della quale parlavamo (anche) di una persona che “sarebbe perfetta come protagonista di un romanzo”. Da questo “ispiratore” Tony ha ereditato la professione di investigatore privato e l’amore per il football oltre ad alcuni tratti fisici e caratteriali. Tutte le sue altre caratteristiche sono frutto della nostra fantasia, ad eccezione del nome, che è un omaggio a Tony Ponzi!

Quali aggettivi ci permettono di conoscerlo meglio?

Non è facile descrivere Tony con pochi aggettivi, perché il personaggio nasce come stereotipo e poi si evolve nel corso dei romanzi. Quindi parte come bello e vincente, per poi divenire tormentato, dubbioso e riflessivo.

L’idea della tetralogia è nata insieme alla prima storia o è arrivata successivamente?

Anche l’idea della tetralogia è nata di getto, sempre durante la stessa passeggiata nel centro di Ferrara nella quale è nata l’idea di Tony e, a dirla tutta, anche di Rubina.

Qui, in questo secondo libro, è quasi Natale quando arriva una telefonata a gettare un’ombra cupa sull’atmosfera serena e festosa che Tony sta vivendo: la moglie del suo più fidato collaboratore è stata strangolata nella sua casa di Trieste. L’investigatore è chiamato solo a risolvere il mistero o, come ci pare di capire, a compiere anche un proprio percorso interiore?

Tony compie un cammino interiore attraverso l’indagine. Come accennavamo prima, si evolve nel corso della tetralogia, il suo percorso di crescita è il vero fil rouge della saga. In questo romanzo, in particolare, Tony si trova a chiedersi se sia effettivamente pronto ad accettare la verità, a prescindere da tutto, anche quando è scomoda e sgradita. Vede perciò sgretolarsi delle certezze che credeva granitiche, anche su di sé.

Nella stesura, è stato facile richiamare i classici mescolando abilmente elementi del noir?

La nostra scrittura è piuttosto spontanea, ma sicuramente risente della formazione personale e del nostro bagaglio culturale. I richiami letterari non sono ricercati, nascono naturalmente, quindi possiamo dire che è stato facile e, talora, a nostra insaputa.

Infine: Rubina E. Rossi ha mai pensato di scrivere un genere diverso dal poliziesco in futuro, magari al termine della tetralogia?

Dobbiamo confessare di sì. In realtà, all'inizio, anche la saga di Tony Della Rocca non è nata solo come giallo o noir. Abbiamo pensato a uno spin off della tetralogia di tutt'altro genere. E poi, abbiamo pensato ad altri gialli… per ora, però, ci concentriamo su Tony.