La collana “I Classici del Giallo Mondadori” di dicembre (n. 1451) presenta un grande inedito: Post scriptum (Postscript to Poison, 1938), di Dorothy Bowers.

La trama

La signora Lackland sa come farsi odiare. Dalle due nipoti acquisite, dalla dama di compagnia, dalle altre persone che le gravitano intorno. È anziana e malata, ma anche piena di soldi, ed è per questo che alle sue continue perfidie si cerca faticosamente di non reagire. Ma un evento imminente minaccia di far saltare i nervi a qualcuno. La signora aspetta infatti con malevolo compiacimento una visita del suo avvocato da cui potrebbe dipendere il futuro di tutti loro, poiché senza dubbio intende dare disposizioni per l’eredità. Quando poi irrompe un delitto a sconvolgere i pur contorti equilibri domestici, tra veleni metaforici diffusi con lettere anonime e veleni veri e propri, tocca all’ispettore capo Pardoe e al sergente investigativo Salt scoprire chi abbia varcato una sottile linea di demarcazione. Quella che separa l’odio dal desiderio di uccidere.

L’incipit

Il dottor Tom Faithful richiuse la porta in silenzio e scese le scale con il suo caratteristico passo felpato. I suoi movimenti possedevano una grazia stranamente in contrasto con la sua mole. Il salone era vuoto, sonnolento, come il pomeriggio estivo la cui luce filtrava dalla mezzaluna di vetro soprastante la porta d'ingresso. Dagli alloggi della servitù giungeva di tanto in tanto una voce che lui riconobbe essere quella di Hennessy, il maggiordomo. E dall'altro lato, non troppo distante, proveniva il rumore di qualcuno intento a lavare un'automobile.

Il dottore esitò per un istante, poi si diresse a passo deciso verso una stanza sulla sinistra. Oltre la porta chiusa si sentiva un mormorio di voci, interrotto all'improvviso da una risata, che a sua volta venne smorzata dall'ingresso del dottor Faithful.

La stanza era piccola, dal soffitto alto e arredata con gusto eccellente. C'era una ragazza, in piedi vicino alla finestra, che giocherellava con il fiocco di seta pendente dalla corda della tenda. Nell'accorgersi del dottore sussultò per un momento, le labbra le si schiusero e gli occhi scintillarono. Quindi si ricompose e accennò un sorriso.

— Allora, che ha deciso la mia cara nonna?

Faithful sorrise bonariamente. Era difficile fare altrimenti di fronte a quell'affascinante biondina, i cui capelli erano splendidamente acconciati in uno stile che metteva un po' di pepe al suo viso, ora ingenuo, ora scafato. Il suo abito, semplice e senza maniche, dava l'idea di essere stato indossato innumerevoli volte e faceva risaltare ancora di più il suo atteggiamento provocatorio.

L'autrice

Dorothy Violet Bowers (1902-1948), autrice britannica ingiustamente dimenticata, merita un posto di rilievo nell’età d’oro del giallo. Insegnante di storia, per incrementare gli scarsi guadagni crea parole crociate, pubblicate su rivista con lo pseudonimo “Daedalus”. Si applica quindi con successo alla narrativa poliziesca, tanto da entrare a far parte del celebre Detection Club. Caratteristica dei suoi romanzi, cinque in tutto, è l’abilità nel distribuire sapientemente gli indizi in modo da fuorviare il lettore fino all’ultimo. I personaggi ricorrenti sono l’ispettore Dan Pardoe e il sergente Salt. Afflitta da un precario stato di salute, muore a quarantasei anni di tubercolosi.

Extra

All’interno, il racconto Fine pena mai di Alessandro Di Domizio, vincitore del premio Gran Giallo Città di Cattolica 2021.

Info

Post scriptum di Dorothy Bowers (I Classici del Giallo Mondadori n. 1451), 240 pagine, euro 5,90 – Traduzione di Angelo Petrella