Intervista a Tiziana Prina, che ci racconta di un autentico romanzo dell’epoca d’oro del giallo, per la prima volta tradotto in italiano da Daniela Di Falco.

Andiamo a scoprire una nuova opera della letteratura gialla con la collana Vintage della casa editrice Le Assassine. In questa occasione vi facciamo conoscere Un cappio per Archibald Mitfold di Dorothy Bowers, la cui storia ci riporta all’anno 1939, poco dopo la dichiarazione da parte dell’Inghilterra alla Germania della Seconda Guerra mondiale.

Il giovane Archibald Mitfold, Archy per gli amici, racconta a due vecchi compagni di scuola una serie di attentati alla sua vita. Proprio nello stesso giorno, viene trovato morto nella casa della zia. Se si sia suicidato o se sia stato ucciso, e in tal caso perché, resta un mistero che Scotland Yard dovrà scoprire.

 

Tiziana, come di consueto facci conoscere da vicino l’autrice.  

Dorothy Bowers è stata una delle prime donne a essere accettata alla Oxford University, e che fosse una donna colta lo vediamo anche dai suoi romanzi gialli, dove troviamo citazioni shakespeariane e altre annotazioni riguardanti il periodo storico in cui è vissuta. A questo proposito l’autrice è nata nel 1902 ed è morta a soli 46 anni di tubercolosi. Un vero peccato perché era dotata di un naturale talento per la scrittura e riuscì a farsi un nome in questo genere letterario tanto da entrare a far parte del Detection Club, il prestigioso circolo di scrittori di romanzi polizieschi costituitosi nel 1930, che includeva Agatha Christie, G.K. Chesterton e Dorothy L. Sayers, giusto per fare qualche nome.  

 

Ogni capitolo inizia proprio, in modo curioso e intelligente, con una citazione emblematica di William Shakespeare. È una strategia per guidare il lettore o per depistarlo?

Direi che è un modo intrigante per coinvolgere il lettore nella lettura del romanzo. Infatti l’autrice usa la citazione shakespeariana, che pone all’inizio di ogni capitolo, per introdurre in modo allusivo il contenuto del capitolo stesso, lasciando al lettore il compito di decifrarlo.

Inoltre, che ci racconti della tecnica delle “aringhe rosse”?

Dorothy Bowers
Dorothy Bowers

Dorothy Bowers sa tessere nei suoi romanzi delle trame complesse, la sua prosa è attentamente studiata e i personaggi vengono sapientemente mossi come pezzi di una partita a scacchi, per esercitare questo sapiente gioco fa ricorso alle cosiddette aringhe rosse. Forse chi già segue le Edizioni Le Assassine sa che le abbiamo citate spesso, ma comunque ne riparlo brevemente. Le aringhe rosse sono espedienti usati dagli scrittori soprattutto di gialli per condurre il lettore su piste sbagliate e aumentare la suspense fino allo scioglimento dell’enigma.

Che tipo è il capo ispettore Dan Pardoe e come conduce le indagini?

Lo definirei un attento osservatore con una mente sempre pronta a trarre deduzioni da ciò che osserva. Non ha a disposizione strumenti avanzati per le sue indagini e quindi fa affidamento sulle proprie capacità e su quelle del suo assistente, una specie di Watson, con cui si confronta per accertarsi della bontà delle proprie deduzioni.

Dopo questo libro, il lettore potrà ancora credere che esistano davvero delle coincidenze nella vita?

Non saprei: avrei delle difficoltà a rispondere affermativamente, perché è vero che nella storia si trovano destini che si incrociano accidentalmente, ma è anche vero che il nostro protagonista Archibald Mitfold è un gran curioso e ha una passione irresistibile per le situazioni complesse in cui si tuffa a pesce.

Infine, per chi ama il periodo d’oro del giallo inglese, questo è proprio il libro adatto?

Sì, assolutamente sì. Dorothy Bowers ha scritto solo cinque romanzi sia perché la sua salute era piuttosto precaria sia perché doveva guadagnarsi da vivere come insegnante e come collaboratrice di importanti riviste di enigmistica dell’epoca, ma questi cinque romanzi le hanno valso all’epoca numerosi riconoscimenti e sarebbe stata l’erede naturale della più intellettuale delle gialliste della Golden Age, mi riferisco a Dorothy L. Sayers.