Tra il 1969 e il 1971 comparvero alla televisione una serie di sceneggiati su Nero Wolfe interpretati magistralmente da Tino Buazzelli. Fu un trionfo. Me lo ricordo bene perché erano gli anni della contestazione studentesca per cui di giorno mi ritrovavo a blaterare con i “compagni” sciocchi slogan del tipo “Tutto e subito” e la sera, invece di studiare come combattere l’Autorità con la A maiuscola, me ne stavo ignominiosamente rincattucciato sulla poltrona a godermi le esilaranti avventure nate dalla penna di Rex Stout. Una delle tante contraddizioni della beata gioventù (almeno della mia). Già l’autore mi restava simpatico. Nella vita, prima di giungere al successo, si era dato da fare. Aveva fatto mille mestieri per tirare avanti: da contabile a venditore di souvenir indiani, da guida turistica a stalliere, da venditore di libri a direttore (perfino!) di albergo. Lo avevo anche visto in una fotografia (dove?) e mi era parso alto, dall’aspetto agile e con la barba lunga. Tutto l’opposto della sua creatura. In quegli sceneggiati che davvero fecero epoca c’erano altri attori di gran pregio: Paolo Ferrari ad impersonare Archie Goodwin, Pupo de Luca che rappresentava il
Tre donne del mistero
Speciale del Giallo Mondadori dedicato al... fascino discreto del delitto
Lucius Etruscus, 11/12/2014
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