Per osservare un po’ da vicino il fenomeno, unico nel suo genere, del romanzo poliziesco di stampo classico, per così dire “britannico”, e della sua nascita come evento letterario, riportiamoci indietro nel tempo e proviamo a considerare gli anni in cui Edgar Wallace pubblicava “The Four Just men” (1905), la Christie scriveva “The Mysterious Affair at Styles” (1915), Dorothy L.Sayers dava vita a Lord Peter Wimsey in “Whose Body” (1923), e all’ Inghilterra post Vittoriana dei primi decenni del secolo scorso con i suoi possedimenti consolidati in India, Canada, Australia e Nuova Zelanda. I “Costruttori dell’Impero” britannico vivevano in una società le cui basi affondavano ancora saldamente sui severi principi morali che avevano ispirato la vita pubblica fin dai tempi della Regina Vittoria ( 1819-1901). La Società inglese di inizio secolo era dominata da una borghesia che, ascesa al potere economico e politico del Paese, propugnava e diffondeva con fermezza i propri modelli di valori, consolidando e perpetuando quelle convenzioni e quei riti sociali che servivano ad assicurarle il mantenimento di uno status i cui pilastri erano rappresentati individualmente dalla rispettabilità del lavoro e dal decoro familiare. In questo umus conservatore e conformista affonda le sue radici quella che viene definita “L’età d’oro” del romanzo poliziesco, riflettendo e diffondendo i caratteri e i gusti più tipici delle classi borghesi alte e medio alte, uniche interlocutrici possibili. La strada era già stata tracciata anni addietro grazie alle fondamenta gettate dai “Padri nobili”, coloro cioè ai quali si deve la nascita del Genere, tra cui oltre all’inventore assoluto Edgar Allan Poe (1809-1849) i successivi: William W. Collins (1824-1889), R. Austin Freeman (1862-1943), G. Keith Chesterton (1874-1936), Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) dal cui geniale estro prende vita il singolare Sherlock Holmes, antesignano di tutti i successivi investigatori privati (“consulente in criminologia” come amava definirsi il personaggio stesso) di stirpe britannica. Impossibile, oltre che senza senso, ignorare questi illustri precedenti da parte di tutti coloro che successivamente si accinsero a scrivere di delitti, raccogliendone il testimone e sviluppando a loro volta personali interpretazioni di un Genere, già consolidato, che aveva riscosso pubblici e diffusi consensi ben oltre i confini inglesi e quelli europei. La formula di fondo era semplice: il delitto, l’atto più crudele che è possibile compiere nei confronti di un altro essere umano, veniva presentato al lettore già sfrondato delle sue caratteristiche più abbiette e ripugnanti, ripulito da quell’odore nausebondo che è proprio della morte violenta, del sangue versato, di tutti quei particolari osceni e feroci legati alla perversione stessa insita nell’atto di uccidere e nell’animo di chi lo compie. L’ eccessiva crudezza era del tutto bandita, così come i riferimenti troppo espliciti di natura sessuale o i temi politici e sociali, e tutto ciò per venire incontro ai gusti di un pubblico che non avrebbe gradito troppo, durante la lettura, di venire turbato nella coscienza o scosso nelle proprie convinzioni. Questa regola di base, pur necessaria, non era naturalmente sufficiente senza un talento che apportasse una buona dose di inventiva alla narrazione, di capacità di coinvolgimento del lettore attraverso la magistrale abilità di rendere vive le ambientazioni, i caratteri umani, di far sembrare possibili gli accadimenti più improbabili, e, non ultimo, di gratificare quel senso di compiacimento diffuso verso i sani valori della tradizione tanto rassicuranti per chi si trova ad affrontare l’avventura di turno comodamente sprofondato in una comoda poltrona del salotto di casa. Altra caratteristica peculiare di questo tipo di narrativa era la sfida al lettore, vissuta come una virtuale quanto ingannevole gara da intraprendere con l’investigatore di turno. Non a caso questo tipo di romanzo viene comunemente indicato oltre che con l’appellativo giallo classico o all’inglese, in riferimento all’ambientazione, anche come logico-deduttivo, o giallo rebus, o giallo enigma, in riferimento al processo mentale che mira a provocare in chi legge.Questo fu quanto i grandi Maestri dell’età d’oro del poliziesco riuscirono a compiere, proseguendo lungo una strada che, se è pur vero che era stata già tracciata, venne a questo punto sviluppata e ampliata fino ad articolarsi in più strade secondarie e percorribili. L’inizio di quella che va sotto il nome di “età d’oro” viene fatto coincidere con l’uscita in stampa del primo romanzo di Agatha Christie
L’età d’oro del Mystery
Una carrellata sul periodo più "caldo" del Mystery
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Rubrica Giallo a 360°
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