L'ultimo appuntamento con Giallo su giallo, la rassegna cinematografica che per un mese si è svolta ogni giovedì presso il cinema del carbone di Mantova ha permesso a Maurizio Matrone, poliziotto e scrittore (Fiato di sbirro, Erba alta e Il mio nome è Tarzan Soraya), di presentare il capolavoro di Elio Petri, Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto. In sala, l’autore bolognese ha introdotto il film mettendo in luce gli aspetti più sconvolgenti della vicenda narrata. Un accenno alla trama: il capo della Squadra Omicidi (uno straordinario G.M. Volontè) viene promosso per i suoi meriti a dirigente dell'Ufficio Politico della Questura. Proprio nel giorno della sua promozione uccide la propria amante e semina volontariamente un gran numero di prove per dimostrare che, come funzionario della legge e rappresentante del Potere, è al di sopra di ogni sospetto. Uscito indenne dalle indagini arriva ad auto-accusarsi, certo che i suoi superiori, per paura di uno scandalo, smantelleranno le prove a suo carico una a una, in barba alla giustizia. “Si tratta di una pellicola la cui visione dovrebbe essere imprescindibile per chiunque eserciti una qualsiasi forma di potere” spiega Matrone. Quello di Petri è un film duro, di denuncia, un film di altri tempi, eppure un film per certi versi ancora così attuale. All’epoca, Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, provocò scandalo e indignazione sia all’interno degli ambienti legati alle forze dell’ordine, sia, paradossalmente, fra le file della sinistra extra parlamentare. “Ai tempi si parlava di censura molto più di oggi”, ricorda il giallista, “eppure allora fu possibile girare un film di questo calibro, mentre ora sarebbe del tutto impensabile”. Parla a lungo del film e della polizia di quegli anni Matrone e lo fa con competenza e passione, forte dell’esperienza personale maturata in tanti anni di servizio e di un amore per il cinema che lo ha portato più volte a lavorare in veste di sceneggiatore Tv. “In questo campo,” ci racconta, “purtroppo ci si scontra spesso con i vincoli imposti da produzioni tutto meno che coraggiose, più o meno costrette a proporre al pubblico prodotti edulcorati e senza mordente come spesso sono le fiction italiane.”

Al termine della proiezione rimane il tempo per rivolgere a Matrone alcune domande dirette: Secondo lei, Petri ha dovuto documentarsi presso fonti dirette per girare un film che sviscerasse così bene i meccanismi del potere all’interno degli organi di polizia?

Sicuramente sia Petri che Ugo Pirro erano entrati in contatto con dei funzionari di Polizia nel ’68 al tempo delle agitazioni di piazza e si sono serviti sia della propria esperienza diretta, sia delle conoscenza acquisite, per realizzare poi il film. Un film per il quale hanno comunque dovuto arrangiarsi molto, perché all’epoca la polizia non forniva mezzi, uniformi e cose del genere. Hanno sicuramente dovuto dipingere le macchine, adattare gli abiti e così via.

I suoi colleghi come vedono la sua professione di scrittore?

Loro benissimo, anzi… non passa giorno che qualcuno non si faccia avanti e mi proponga un’idea, magari suggerendomi di scrivere un libro a quattro mani. A giudicare dalla sua bibliografia, a partire dai saggi per arrivare al suo ultimo libro, gioca spesso un ruolo cruciale il rapporto fra polizia e bambini.

Può dirci qualcosa a riguardo?

Io mi sono diplomato presso l'Accademia di Belle Arti e laureato in Pedagogia. Ho scritto due saggi a proposito dell’intervento della polizia in materia minorile… e poi sì anche nel mio ultimo romanzo la figura centrale è quella di un bambino. Si tratta di un bambino scappato di casa che dice di chiamarsi Tarzan Soraya e di essere uno zingaro orfano. Il suo destino è quello di vivere un’avventura incredibile presso la caserma dei carabinieri di Bologna.

Progetti per il futuro?

Un libro che uscirà, spero, fra un anno, ambientato negli anni 70, nel periodo della contestazione.

E per quanto riguarda il mondo del cinema o della televisione?

Ce ne sono vari. Intanto uscirà, in ottobre, una serie di telefilm tratti dai romanzi di Lucarelli, che si intitolerà L’ispettore Coliandro e per la quale ho scritto, assieme a Giampiero Rigosi, la sceneggiatura di un episodio… poi in futuro si vedrà.

La serata si conclude assieme agli amici de il cinema del carbone e rimane il tempo per tirare le somme di questa interessante rassegna. Le scelte dei giallisti chiamati in causa sono state spesso alquanto singolari e stimolanti, la loro disponibilità verso la platea è stata totale e il pubblico, ad avviso di tutti, ha sempre lasciato la sala soddisfatto. Considerato il bacino d’utenza assai limitato e la particolarità della rassegna, l’aver richiamato circa duecento persone in sala, riteniamo si possa considerare un risultato di tutto rispetto. Un risultato che fa ben sperare per future iniziative che riguardino il nostro genere preferito.