Intervista a Stefano Sciacca, tornato in libreria con Mephisto Walzer (Mimesis Edizioni, 2025) e già autore di Prima e dopo il noir; Sir William Shakespeare, buffone e profeta; L’ombra del passato; La sola ricchezza che conti.

Pagina dopo pagina l’autore ci propone un noir psicologico, malinconico e romantico, che prende avvio da un omicidio di strada e si trasforma in una potente indagine esistenziale.
Protagonista della storia è un pianista e compositore tormentato, figura tragica e visionaria che incarna la lotta dell’artista moderno contro la mediocrità, il tempo e la morte. Intorno a lui ruotano personaggi altrettanto complessi: un uomo che si è fatto da solo, ma non basta a sé stesso, una donna bellissima ostile alla propria immagine, un giornalista incapace di leggersi dentro, un commissario in guerra con la società che serve, un avvocato senza più illusioni e molti altri. Le loro vite si intrecciano in un dramma corale dove ogni gesto, ogni parola, ogni fotografia diventano un frammento di verità e un riflesso dell’anima.
Il titolo e la figura del diavolo sono simboli potenti e ambivalenti: come hai lavorato su questa metafora per rappresentare le contraddizioni e le ombre della Modernità?
Il mito di Faust – che ha ispirato anche il componimento di Listz evocato nel titolo – è una perfetta premonizione della moderna tragedia borghese, nella quale i limiti un tempo invalicabili della fede vengono sfidati attraverso il patto con il diavolo in nome dell’ambizione sfrenata e del godimento momentaneo. La figura stessa del diavolo è, del resto, simbolo della contraddizione scatenata dalla hỳbris. E questa è appunto il male ricorrente in ogni deriva moderna nella storia dell’umanità nonché il tratto distintivo della nostra epoca.
Il romanzo alterna l’indagine su un delitto all’indagine interiore dei personaggi coinvolti. In che modo il noir investigativo diventa un pretesto per scavare in profondità nell’intimo dei personaggi?
Nella mia personale concezione del noir – alla quale ho dedicato in passato uno studio specifico – il racconto di un crimine, a differenza di quel che avviene nel corso di un whodoneit, costituisce necessariamente l’occasione per un approfondimento psicologico e una critica sociale. E ciò vale sia per il cinema tedesco degli anni ’20, sia per quello francese degli anni ’30, sia infine per quelli hollywoodiano e italiano degli anni ’40 – nonché, naturalmente, per le loro rispettive fonti di ispirazioni figurative e letterarie, da Grosz a Hopper, da Zola a Hammett. Tuttavia condividono la stessa natura anche il Macbeth di Shakespeare e il Delitto e castigo di Dostoevskij e io avverto, con riferimento al Mephisto Walzer, di essere in debito nei confronti di ciascuna di queste opere.
Quanto conta la dimensione emotiva, onirica e allucinata nella costruzione della trama e della tensione narrativa?
La tensione narrativa di un racconto risiede precisamente nella condivisione, da parte del suo fruitore, della condizione soggettiva dei personaggi. Tanto più la sua inquietudine è definita e credibile, tanto maggiore sarà il coinvolgimento emotivo del lettore. Io mi auguro di essere riuscito a rendere credibile la sofferenza dei miei personaggi. Posso garantirne l’autenticità, trattandosi di stati emozionali attraverso i quali mi sono perduto spesso anch’io.
Mephisto Walzer è definito una sinfonia letteraria in tre movimenti e tre colori, dove musica, colore e parola dialogano secondo una logica quasi sinestetica. Come nasce questa struttura?
Nasce dall’osservazione del mio stesso funzionamento: nella mia esperienza quotidiana infatti le emozioni non possono essere giammai disgiunte dagli stimoli che ricevo o che ricerco. L’ascolto di un brano musicale, l’osservazione di un dipinto, di una fotografia o di un film, la lettura di un determinato testo condizionano inevitabilmente l’umore. Al contempo anche la percezione del mondo esterno è alterata o, meglio, filtrata dal particolare stato d’animo con il quale mi accosto al mondo appropriandomene, finché ogni realtà oggettiva non viene tramutata in uno stato soggettivo. E anche la scrittura finisce per soggiacere a questo meccanismo, con la conseguenza che il Mephisto Walzer desterà per sempre in me impressioni uniche, diverse da quelle che potrà mai suscitare in qualunque altro lettore. Del resto, è proprio questa la magia della creatività e, se vogliamo, della creazione: riuscire da uno a generare infiniti.
In chiusura, questo tuo nuovo romanzo esplora la dialettica tra anima e corpo attraverso coppie di parole opposte, come eroismo ed erotismo, modernità e tradizione, moda e cultura, sesso e amore, successo e felicità… possiamo quindi affermare che la lingua stessa, in Mephisto Walzer, diventa uno strumento di inganno?
Assolutamente sì. L’esistenza è, come ho detto a proposito della soggettività, del tutto relativa: nessun individuo potrà mai condividere appieno il proprio mondo interiore con gli altri. Nondimeno, nel tentativo di sentirsi meno isolati, gli esseri umani hanno adottato alcune convenzioni e, tra queste, la lingua resta ancora il più sofisticato ed efficace strumento di condivisione noto alla nostra società. Tuttavia, proprio in ragione della sua complessità, la parola si presta ai peggiori abusi sicché, tradendone l’originaria funzione, l’uomo vi fa sovente ricorso non già per avvicinarsi agli altri, bensì per tenerli a distanza o per sopraffarli. La lingua finisce così per essere costantemente pervasa dalla tensione tra verità e apparenza, senso e suono. In quanto scrittore che vive di parole, mi attrae e allo stesso tempo mi terrorizza l’idea che attraverso le parole si possa anche arrivare a uccidere – forse non il corpo, ma di certo l’anima. E del resto, nella lotta tra bene e male, a essere contese sono precisamente le anime. Ecco dunque evocata la figura del diavolo, maestro di ogni inganno, poiché mi sembra davvero luciferina la capacità di certi grandi oratori di confondere, persuadere, persino traviare il prossimo unicamente con la forza della propria impareggiata persuasività. E nel momento in cui un uomo riesce a piegare e corrompere la volontà altrui per il proprio vantaggio non ho alcun dubbio che debba esserci riuscito anche con l’aiuto di Mefistofele.
Mephisto Walzer di Stefano Sciacca, Mimesis Edizioni, Collana: Meledoro, € 22,00. Disponibile in tutte le librerie e sugli store online.
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