La signora Hudson e la maledizione degli spiriti di Martin Davies, Mondadori 2018.

“Fu Sgraggs, il garzone del fruttivendolo, che mosso a compassione dalle condizioni disagiate e dallo stato mentale in cui versavo mi presentò la persona che avrebbe trasformato la mia vita.” Chi narra la storia è Flotsam (Flottie), una ragazzina orfana di dodici anni che è riuscita a fuggire dalle angherie di Fogarty, il maggiordomo della casa dei Fitgerald. Ora, per opera di Sgraggs, farà la conoscenza della corpulenta e decisa signora Hudson che diventerà, in seguito, governante del duo Holmes-Watson portandosi dietro, come aiutante, la piccola ragazza.

Andiamo al sodo. Uno strano messaggio, scritto con inchiostro scarlatto e accompagnato da un sottile pugnale d’argento, è arrivato nella casa dei nostri. Seguito da uno strano cliente con una sua storia altrettanto particolare. Ovvero il commerciante Nathaniel Moran che si trova “afflitto dalla più antiscientifica e superstiziosa delle preoccupazioni.”

Ha fatto fortuna a Sumatra con la Compagnia commerciale che operava a Port Mary. Solo che la sua presenza, insieme a quella del servitore Penge e dei soci Neale e Carruthers, ha offeso, secondo il sommo sacerdote che gli ha fatto visita, gli spiriti maligni dell’isola. Prima o poi moriranno per opera del suo coltello guidato dalla mano di uno spirito. Già Penge è stato ritrovato ucciso con le orbite vuote e, mentre lui era in preda alla febbre, i due soci sono ritornati a Londra. Chiede aiuto per capire questi fatti avvolti da malefici e tenebrose leggende.

Il dado è tratto. Al lavoro Watson e Holmes con le sue impareggiabili deduzioni che lasciano a bocca aperta. Criticate, però, in parte, dalla signora Hudson che qui rivestirà un ruolo importante con le “sue” deduzioni, specialmente su ciò che attiene al “suo” regno, ovvero quello della cucina.  Rivolgendosi al famoso duo “Come governante di professione, posso solo restare seduta a meravigliarmi della vostra ricerca sistematica di prove scientifiche. Ma, quanto alle faccende domestiche, ho accumulato anni di esperienza: perciò non deve stupirvi che, in cucina, io riesca a vedere cose precluse alla vostra attenzione di visitatori.” Per esempio sul forno e su un soufflé al formaggio piuttosto sospetti…

Un plot complesso di superstizione, mistero, razionalità e irrazionalità ben amalgamato e ambientato in una Londra vittoriana dalla spessa nebbia e dalle evidenti disuguaglianze sociali dove i più deboli subiscono mostruose angherie. Deduzioni, già detto, dubbi, domande su domande (perché Fogarty è interessato al racconto di Moran? Questo Moran è del tutto credibile?…), ma anche azione, movimento, travestimenti, corse notturne in carrozza, colpi a sorpresa, momenti di paura e pericolo, morti uccisi che sembrano avvalorare la maledizione del sommo sacerdote per lo spuntare di serpenti velenosi e ratti giganti.

Al centro, questa volta, la signora Hudson (ma anche Flottie si dà da fare) che,  come scrive il nostro Luigi Pachì nel suo “Focus sulla governante di Baker Street”, “… è in ogni caso il fiore all’occhiello dell’opera, un personaggio di landlady che, grazie ai suoi anni di esperienza in famiglia, sa interpretare al meglio il comportamento umano e che per certi versi potrebbe ricordare perfino la Jane Marple di Agatha Christie.” Uno, fra i vari buoni motivi, per leggere il libro.