In un panorama editoriale che potremmo ormai definire enorme la Casa Editrice Le Assassine di Milano diretta da Tiziana Prina si distingue per aver orientato la sua scelta verso la letteratura gialla, con i vari sottogeneri, declinata solo al femminile e rivolta anche a scrittrici del passato.

Una boutique editoriale, potremmo definirla, che pur spaziando dall’enigma della camera chiusa al thriller psicologico, al noir, ha tra le peculiarità quella di scegliere solo scrittrici o comunque storie in cui le donne sono nel bene e nel male al centro della vicenda, talvolta vittime e talaltra vessatrici.

Come è nata questa idea? Ci è voluto coraggio per darle vita?

Ho sempre sentito il bisogno di viaggiare, di conoscere altre lingue, e questo mi ha portato prima a lavorare all’estero e poi, dopo la laurea in lingue, a scegliere come lavoro il mondo della traduzione e più di recente dello scouting letterario (ho portato in Italia alcuni libri per bambini di un editore serbo e di un editore vietnamita e il romanzo di una scrittrice saudita). Girando poi per le fiere internazionali del libro, mi è cresciuta la voglia di non lavorare più per altri, ma di essere indipendente e di poter scegliere i libri secondo i miei gusti (naturalmente non sono sola a decidere!). Il fatto poi di dedicarsi a un genere preciso deriva da una passione che ho sempre avuto per la letteratura gialla, che finalmente è stata sdoganata e non è più vissuta come lettura di serie B: trovo infatti che stimoli le capacità di deduzione e l’attenzione per i particolari, un po’ come un Sudoku in lettere o il gioco degli scacchi. Molti di questi romanzi, declinati nei diversi sottogeneri che vanno dall’enigma della camera chiusa al thriller psicologico, al noir, offrono poi uno sguardo sulla società e passano senza volerlo spunti di riflessione. Insomma una specie di intrattenimento nobile di cui tutti abbiamo bisogno. Intorno a questa passione è emerso un ulteriore focus: quello di scegliere solo scrittrici e di trovarle in giro per il mondo, per inseguire un’inesauribile curiosità nel modo di fare e di agire di altre donne che vivono appunto Oltreconfine.

Più che coraggio parlerei di incoscienza e di voler gettare il cuore oltre l’ostacolo, senza tener conto dei lacci e lacciuoli burocratici, del mercato italiano ristretto (i lettori sono sempre meno) e del numero infinito di libri che si pubblicano ogni anno, tra cui il lettore deve scegliere. Per un piccolo editore è davvero difficile farsi conoscere, soprattutto se si è scelto di accomodarsi in una nicchia della nicchia: pubblichiamo infatti autrici straniere e in un segmento ben preciso.

Come avviene la scelta delle autrici di entrambe le collane? 

Per la collana Oltreconfine che pubblica scrittrici contemporanee, la scelta avviene sui libri che sono stati raccolti visitando diverse fiere internazionali. Le nostre autrici provengono infatti dai luoghi più diversi della Terra: Francia, Germania, Canada, Malesia, Marocco, Botswana  e sono unite dalla stessa passione per il genere giallo, che interpretano in modo diverso. Il nostro intento è quello naturalmente di intrattenere, ma nella scelta cerchiamo di entrare in altre realtà e di scrutare, quasi Sherlock Holmes ci avesse prestato la sua lente, lo sfondo sociale e culturale in cui le autrici fanno agire i loro personaggi. Insomma l’ispettore che risolve il delitto non ci basta, vogliamo di più da una storia.

La collana Vintage – eh, sì il nome non è originale, ma esprime bene l’intento – si propone la scoperta di scrittrici che a vario titolo sono state pioniere della letteratura gialla. Alcune sono cadute ormai nell’oblio, altre sono tuttora lette o hanno premi dati in loro onore, comunque tutte sono inedite in Italia. Qui infatti abbiamo fatto una scelta precisa che ci costa in realtà molte ricerche: non vogliamo ripubblicare opere già tradotte, magari rendendo solo più attuale il linguaggio; ci piace invece  andare alla ricerca di ciò che non è mai stato proposto e non perché le scrittrici non fossero valide, ma perché non hanno avuto la fortuna di trovare gli strumenti per farsi conoscere o perché hanno avuto una vita breve e dunque una breve carriera con pochi titoli o perché non hanno incontrato un editore lungimirante che le abbia sapute valorizzare nella maniera adeguata.

Perché quando si pensa alle grandi gialliste del passato si rammenta quasi esclusivamente Agatha Christie?

Forse perché secondo l’Index Translationum del database UNESCO il libro più tradotto (103 lingue) è di Agatha Christie con 4 miliardi di copie vendute. Insomma un passaparola che ha funzionato molto bene, grazie alle sue trame che coinvolgono il lettore nella risoluzione dei casi, il finale rassicurante dove l’ordine stabilito delle cose viene sempre riaffermato, l’ingegnosità delle situazioni che ha saputo creare e che tuttavia permettono di essere lette  da una vasta platea di lettori non necessariamente con un elevato grado di istruzione.

Ci parla delle vostre ultime pubblicazioni, una per collana, e del perché le ha scelte?

A proposito di Agatha Christie, nella collana Vintage abbiamo pubblicato Il mistero della vetreria di Margaret Armstrong, dove il personaggio principale è la signorina Trumbull, una newyorkese di mezza età, ricca, curiosa e molto generosa con i suoi amici. La Miss Marple a stelle e strisce è inoltre molto più intraprendente della sua “collega”. È molto più sfacciata e usa qualsiasi mezzo economico per giungere alla conclusione di un’indagine.

La scrittura della Armstrong è figlia della sua epoca e non delude sicuramente gli amanti del genere classico.  A noi è piaciuta per quel suo spirito di donna libera e ironica.

Nella collana Oltreconfine abbiamo pubblicato L’urlo dell’innocente di Unity Dow, un libro che a nostro avviso è molto più di un thriller, perché si basa tra l’altro su casi realmente accaduti: gli omicidi rituali e ci fa conoscere una realtà come quella del Botswana che difficilmente riusciamo a immaginare e dove una cultura così lontana dalla nostra si intreccia con quella occidentale che governa le istituzioni locali, non esenti da un alto tasso di corruzione e maschilismo.

Approfondiamo qualche aspetto dell’opera “L’urlo dell’Innocente” di Unity Dow: dietro a un giallo, a un caso di sparizione, all’ennesima indagine di una persona curiosa che Africa emerge?

Unity Dow
Unity Dow

Un Paese africano in cui coesistono città, internet e foreste vergini popolate da leoni e giraffe, dove si vive nelle capanne tradizionali e si utilizzano le siepi come luogo di decenza e dove si considerano i bagni in casa come una soluzione poco igienica. “Fare gli escrementi dove si mangia e dorme è folle”.

Dove l’uomo decide se prendersi cura dei figli o destinarli all’inedia.

Dove lo stupro è la norma e le ragazzine si prostituiscono nei cespugli con uomini di mezza età per ottenere vantaggi.

Dove la figura dello sciamano ha ancora un’importanza fondamentale nella vita della gente delle zone rurali.

Dove il non fare per paura del malocchio permette di accettare gli abusi più terribili e dove la corruzione pervade le istituzioni importate dall’occidente.

Proprio da tutte queste condizioni disgraziate emerge il caso, il mistero del romanzo che tuttavia, come ho già detto, non è frutto della fantasia dell’autrice, ma purtroppo si basa su casi veri.

Ci sarà la possibilità di avere la Dow in Italia?

Noi saremmo felici e onorate di averla in Italia, e lei ha espresso il desiderio di venire, ma naturalmente ciò deve essere compatibile con i suoi impegni istituzionali. Attualmente ricopre infatti la carica di ministro, ultimo dei suoi prestigiosi incarichi e delle sue mille attività: pur nascendo in un villaggio in una zona rurale, Unity Dow è riuscita a laurearsi in Giurisprudenza, a diventare la prima donna giudice dell’Alta Corte del Botwsana, a creare istituzioni in difesa dei diritti delle donne, dei gay e a partecipare alla creazione di Aids Action Trust. Non per niente nel 2011 è stata nominata dall’ONU come una delle “150 donne che scuotono il mondo”.

 

Infine, ha già idea di quale prossima autrice si arricchirà la vostra schiera di gialliste?

Sì, i prossimi libri della collana Oltreconfine vedranno il romanzo di una giovane scrittrice algerina di origine siriana che ha già vinto diversi premi, e poi ci sarà una scrittrice ceca popolarissima nel suo Paese e infine pubblicheremo una scrittrice spagnola, anch’essa vincitrice di diversi premi.

Per il vintage abbiamo invece in programma un giallo del 1915 scritto da una suffragetta americana, un romanzo di una delle prime laureate a Oxford e infine un intrigante giallo che si svolge su un lussuoso transatlantico che ricorda molto il Titanic.