Spaghetti all’assassina di Gabriella Genisi, Feltrinelli 2023.

Bari. Il morto c’è, eccome. Capo sfondato da una pesante padella, incaprettato, evirato e con i genitali in bocca. Trattasi del vedovo cuoco Colino Stramaglia, proprietario del ristorante “Al Ciuccio” e inventore della famosa ricetta degli “Spaghetti all’assassina”. Sembra proprio un rituale mafioso riservato a chi ha mancato di rispetto ad una “donna d’onore”.

Caso per la commissaria Lolita Lobosco, detta Lolì, già afflitta dall’amica e procuratore capo Marietta “con le solite storie di Nicolasuo” e dalla personale storia con “Giovannimio”, lasciato perché troppo freddo, troppo preciso, troppo bugiardo” anche se bello. Ma ora bisogna risolvere il problema dell’omicidio insieme ai suoi sottoposti, con i quali è inevitabile qualche scontro, e allora via a parlare con il capocameriere, la cuoca, lo chef (di cui si innamorerà), e la guardarobiera del locale. Piano piano si viene a sapere che Stramaglia era invischiato nel giro dei pizzi da pagare e nei prestiti da usura e si scopre pure una sua abominevole azione in famiglia. Ecco che quindi l’assassino potrebbe essere…Ma non è detto perché anche i gestori del ristorante “Passione mia”, proprio dirimpetto al “Ciuccio” con la nuova variante degli “Spaghetti all’assasina” potrebbero avere avuto un valido motivo…

Tutto poi si complica e diventa doloroso quando arriva Fabio Montale che si occupa di cold case, ovvero di omicidi non risolti, pronto a risolvere quello di suo padre  Antonio Lobosco ucciso il 16 novembre 1981 sotto casa. Ma Lolita è una donna forte, energica, vitale e ce la metterà tutta per sbrogliare la matassa dell’omicidio di Stramaglia e dei suoi problemi sentimentali dentro la bellezza della Puglia nei suoi molteplici aspetti particolari. Soprattutto della Barivecchia tutta una girandola di odori tra ragù, sgagliozze, carciofi arraganati, rape stufate, polpette fritte e focacce appena sfornate.

In prima persona da Lolita Lobosco abbiamo una scrittura vivace, veloce, frizzante ricca di battute anche in dialetto e sorrisi sparsi dappertutto insieme a qualche inevitabile momento doloroso. Il classico gialletto leggeretto che si legge in un balletto. Magari come digestivo dopo uno dei tanti mallopponi che ti si piazzano sullo stomaco.

A fine storia, poi, tutti in cucina a preparare “Le ricette di Lolì”!

Buona lettura e buon appetito.