Leggo sempre con interesse la rubrica “Passato remoto” che Giulio Leoni tiene su Il falcone maltese, una bella rivista che mette insieme (anche troppo) il giallo nella letteratura poliziesca e nei media. Sia per il contenuto sia per la forma. Mai banale di scrittore vero. Nell’articolo del numero dodici della suddetta rivista, parlando della nascita del giallo, ad un certo momento menziona il noto automa il Turco inventato da von Kempelen che vinceva regolarmente i più forti giocatori di scacchi a partire dal 1770 in poi. Riporto per intero il concetto “Sconfigge Benjamin Franklin, il grande Federico di Prussia. Le suona anche a Napoleone, che evidentemente presago della sconfitta gli chiede una seduta privata al castello di Schonbrunn, al riparo dal rischio di lazzi. Partita da cui è leggenda che l’Empereur fugga via rovesciando a terra la scacchiera, per la stizza di essere stato battuto da un cocktail di paglia e ingranaggi”. Bene, se non ricordo male (non ho voglia di riprenderlo in mano) in Scacco alla Regina di Robert Löhr, Bompiani 2006, dal sottoscritto già presentato in questa rubrica, è il Turco a gettare i pezzi per terra nauseato dal cattivo gioco dell’imperatore. Chi ha ragione? Lascio ai lettori l’intero dubbio amletico.

Sempre sullo stesso numero della stessa rivista anche Massimo Mongai nella rubrica La nostra ricerca sembra rendersi conto che qualcosa non vada in questa mostruosa editoria del giallo (per inciso io l’ho detto più volte). Ecco cosa scrive “Nell’insieme, nel genere, ci sembra che cominci a sentirsi una certa aria di chiuso o almeno di eccessivo manierismo. Si fa sempre un gran parlare di contaminazione dei generi e lo si fa da anni, purtroppo ogni volta dicendo (da anni ripeto) che si tratta di una novità. In realtà la contaminazione dei generi non è che un altro “non nuovo” e direi già esausto genere”. Sottoscrivo in pieno. Sveglia ragazzi!

Il fatto che il giallo abbia delle tirature niente male sta attirando l’attenzione di qualche più o meno grosso papavero della cultura “normale”. Ho tra le mani il libro Giallo e dintorni di Maria Immacolata Macioti, Liguori editore 2006. Ora tale Maria Immacolata (non gliene voglia la Madonna) insegna alla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma. Ascoltiamola “Credo che gli intellettuali, in conclusione (e i sociologi soprattutto, vista l’ambientazione di molti di questi romanzi), dovrebbero rivedere alcuni dei loro preconcetti e domandarsi se certe analisi del sociale da loro proposte con dispiego di cifre, grafici, tabelle, non siano state a volte anticipate, comunicate in libri che vengono da molti di loro guardati con un certo snobismo, come si trattasse di un genere minore”.

E gli intellettuali devono avere sentito le sue parole se di lì a poco tempo è uscita la rivista Tirature ‘07 del Saggiatore (dunque una rivista letteraria) che ha dedicato un discreto spazio al giallo inserendolo addirittura nel titolo. Vittorio Spinazzola, il curatore, nell’articolo “Perché leggiamo i gialli” scrive “E’ uno dei generi forti della modernità letteraria: svela il perturbante ma riconcilia con l’ordine, racconta il crimine ma manifesta fiducia nella giustizia, fa trionfare il bene ma è intrinsecamente laico, ha protagonisti comuni ma capaci di scoprire i più efferati disegni criminali. Sa ibridarsi con il romanzo storico, il rosa, il fantastico”. Certo ci voleva proprio Spinazzola per arrivare a queste conclusioni…

Accidenti alla memoria! Mi sono ricordato del centenario della nascita di John Dickson Carr e dimenticato del trentennale della morte di Agatha Christie! Certo a stare dietro a tutte le ricorrenze uno diventa matto. Ma questa proprio non dovevo farmela scappare. Sia per l’importanza della scrittrice, la regina del giallo per antonomasia, sia perché le sono debitore di tanti bei momenti passati insieme alle sue “creature”. Ci ha pensato, però, la giornalista Laura Lilli con l’articolo “Nostra signora degli omicidi” pubblicato su “La repubblica” di sabato 30 dicembre 2006. Grazie, Laura.

C’è il boom delle gialliste. Ormai se ne trovano a bizzeffe. Da tutte le parti. Se non ci si sta attenti si pestano. La spiegazione del loro successo? Su Noir n°7 del settembre 2006 sentite cosa ci dice la tedesca Beatrix Kramlovsky, presidente della “Sisters in Crime”: “Non credo che le donne scrivano meglio degli uomini, tuttavia osservano il mondo in modo differente, si interrogano sulle circostanze, sono più portate a chiedersi perché e come un evento si sia verificato. L’azione per noi gialliste è solo uno degli aspetti della nostra scrittura e, se mi è concesso generalizzare, ciò non vale per gli uomini. La ragione per la quale le donne hanno tanto successo (e ancora non siamo arrivate dove vorremmo:vogliamo presidiare la metà del mercato, ottenere la nostra metà di recensioni e di promozione!) è semplicemente dovuta al fatto che i tre quarti del lettorato è composto da donne. Senza contare il bisogno di molte di noi di udire storie che ci aiutino a leggere dentro o che almeno ci consentano di evadere dal quotidiano”. Attenzione maschietti!

E a proposito di gialliste, ma di quelle veramente di gran classe, è uscito da poco Nei boschi eterni di Fred Vargas, Einaudi Stile Libero, dove ricompare Jean Baptiste Adamsberg che nel groviglio di carni maciullate e profanazioni varie mantiene sempre una calma ed una pazienza olimpica. Beato lui…